e organizzativo del cc Teatro stabile della città di Napoli » è stata affidata dal Sindaco, senza poteri effettivi, ad un suo « fedelissimo:», certo Giuseppe Improta, organizzatore di feste piazzaiole ~ fervente fautore di Piedigrotta, considerata come Arte ( « sissignori, con A maiuscola », scrive l'Improta). La nomina ha suscitato scalpore e proteste da parte di qualificati esponenti della cultura citta·dina. Ma l'uno e le altre non sono servite a nulla. Pare anzi che i criticj teatrali del cc Roma », del cc Mattino » e del cc Popolo » abbiano assicurato la loro solidarietà all'Im prota. Quanto alla direzio11e artistica dello cc Stabile », essa è stata affidata', anche per la prossima stagione, a Franco Enriquez; teatrante certo geniale, direttore cc in fieri » di una compag11ia di giro che agisce attualmente a Milano, sfruttando, per proprio conto uno dei pocJ1i successi del cc Piccolo » napoletano, regista tra i più indaffarati del mondo teatrale italiano. Che tutto ciò possa tornar utile ai problemi teatrali di Napoli e alla vita dello cc Stabile » appare poco probabile, nè si comprende perchè almeno la djrezione generale dello spettacolo non senta la necessità di intervenire, come è suo dirjtto e dovere, almeno per limitare uno spreco di fondi, improduttivo se non controproducente. Lascia perplessi, infine, il silenzio che d t1ra intorno alla futura attività del cc San Ferdinando ». Sembra che lo spirito di iniziativa di Eduardo De Filippo, la cc fede » che sembrò animarlo in questo campo negli anni scorsi si sia fiaccata non tanto per l'insensibilità del pubblico napoletano (il teatro di Via Foria ha· sempre potuto vantare una maggiore affluenza di spettatori rispetto agli altri locali cittadini), quanto per l'atteggiamento passivo, se non ostile, di chi governa, dall'alto, le sorti del teatro italiano e napoletano. Forse. Ma certo perchè è mancata anche alla linea di politica teatrale segt1ita dai dirigenti del « San Ferdinando » una impostazione compiutamente aderente agli i11teressi della società cui la manifesta·zione teatrale vt1ole rivolgersi. Una carenza, questa, riscontrabile facilmente in quasi tutta la « produzione» tea-· trale italiana, fatte pocl1e, coraggiose e fertili eccezioni. Perchè è ormai ovvio a quanti seguono con minimo discernimento le cose teatrali di tutto il mondo che il palcoscenico non può e non deve gareggiare con il video, o con il cinema, o con lo stadio. Deve cc riscoprire » la sua vera e pri111itiva funzione, approfondirla, utilizzarla al massimo: in ciò è la sua forza, la sua possibilità di salvezza, la sua utilità, morale ed estetica. Il fatto che Napoli possa contare su cinque teatri tutti ben pro11ti a funzionare è certamente un dato positivo e sfrutta·bile. Sarebbe assai triste dover constatare, da qui a qualche tempo, che anche questo favorevole cc momento » è passato invano; e che tutto contint1i a procedere, anche in questo campo, a beneficio di idioti, utili poco a se stessi ma molto a profittatori di ogni specie. GENNARO MAGLIULO 64 Bibliotecaginobianco
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