sostituzione sono però tutt'altro che semplici. Penso si possa quasi sicuramente affermare che più un paese al momento della sua industrializzazione è arretrato, più è complicato l'intero schema delle sostituzior1i di quei fattori che hanno agito come pre-requisiti in un paese più pro- _ gredito. In un paese come l'Ingl1ilterra poi trovate che i fondi precedentemente accumulati sono messi a disposizione e incanalati nelle mani degli imprenditori, ir1parte, attraverso la borsa, ma ancor più, in realtà, attraverso relazioni di famiglia, amici, conoscenti, gente che ottie11e di essere interessata nel portare avanti certe innovazioni e nell'utilizzare certe invenzioni, e così via. In un paese meno progredito il problema è assai più difficile e il processo di sostituzione dei prerequisiti mancanti è di necessità molto più complicato. E il mio parere (e questo è anche il campo in cui credo di essere più lontano dal prof. Rorneo) è che i sostituti analizzati dal prof. Romeo senza essere riconosciuti per tali (e cioè i suoi concetti numero 2 e nu1nero 3) non erano abbastanza buoni o abbastanza validi per lanciare l'economia italiana sulla via di un cc grande scatto », Sl1llavia che implicava una trasformazione veramente radicale e di grande portata della sua economia industriale. Ho detto prima che il paese doveva aspettare dieci anni. Perchè? lo penso che il paese dovette aspettare forse innanzitt1tto a causa del crollo delle vecchie banche, della formazione di un'atmosfera più serena, dell'avve1Tto dj lln nuovo fattore. Personalmente attribuisco una terribile jmportanza all'avvento della finanza tedesca a metà degli anni '90 e penso che le banche tedesche si rivolsero all'Italia essenzialmente per due ragioni. Primo, perchè le vecchie bancl1e (tra le quali il Credito Mobiliare era forse la più importante) erano scomparse. Le vecchie banche si interessavano di meno dell'industrializzazione. Esse amava·no investire molto nell'edilizia: scopo assai degno in se stesso. Non sto a giudicare qui se l'espansione edilizia di Roma in quel particolare mo1nento e con quella particolare rapidità fosse una cosa buona o no. Questo è un giudizio politico che certamente io non desidero dare. Ma la realtà ne è, a mio a_vviso,perfettamente chiara. Può ben essere stato uno sviluppo naturale e, per così dire, quasi inevitabile. Ma il mio punto è questo: la linea di condotta di quelle banche precludeva una generosa politica industriale e, per di più, 9erivando la loro tradizione più dalla Francia che dalla Germania, esse non riuscirono a svilupparsi in uno strumento efficace di industrializzazione divenendo un grande magazzino in campo bancario. Una volta sparite le vecchje banche e ripulitasi l'atmosfera, divenne più attraente il venire in Italia a raccogliere 38 Bibliotecaginobianco
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