ideali, i nostri metodi politici, e fare il possibile pe~chè essi trionfìno-: l'avvenire sarà poi come vorrà essere. Se si a11alizzano le azioni umane, intendo di uomini sani e non già di coloro che sono ammalati di questa malattia della coscienza) dell'intelligenza e della volontà, si vedrà che . esse so-no sempre dettate da convinzioni morali profonde o da interessi altrettanto profondame11te sentiti, da esigenze ideali o pratiche, da bisogni materiali; non m.ai dal desiderio di essere dalla parte della « storia ». Al limite, anche l'uomo più rozzo dirà la stessa cosa di Lutero a Worms: vada il mondo dove vuole andare; io sto qui. Sono queste, che ho tentato di caratterizzare, le storture mentali di molti intellettuali e letterati cl1e più ci offendono e I)iÙ ci rendono pensosi delle dimensio11i culturali e 1norali della· crisi che attraversia1no. Co11fesso che a me perso11alme11te le parole cc crisi culturale e morale » danno sempre un pò di fastidio, sì che esito prima di pronunciarle; e non già per ottimismo alla Candide, ma perchè quel tanto di crocianesimo, poco o molto che sia, che sono riuscito ad assorbire, mi rende naturalmente diffidente nei confronti di tutti coloro che parlano di crisi cosmiche e si carica110 tutto il dolore del mondo ogni volta che l'ascensore di casa non fu11zio11a.Eppure bisogna parlarne, perchè ve ne sono segni indiscutibili: ed t1110di questi segni mi sembra che sia rivelato proprio da quelle storture intellettuali che ho appe11a descritte e che udiamo ripetere ogni giorno con l'aria pontificale di chi si sente pe11etrato ormai nel regno delle n1adri, di chi pensa di possedere tutta intera la verità. E veramente ad udirle si ha l'impressione che si sia smarrito completamente il senso di certi valori fondan1entali. È a1Jpunto tutto ciò che suggerisce l'idea' che dietro queste storture mentali vi dev"essere qualche difetto morale, qualche malattia della coscienza, e che fa pensare a qt1ella corruttela italiana di ct1i parlava De Sanctis in certe pa·gine che, a furia di considerare nobili, alìbiamo dimenticato lJOtessero essere vere ancora oggi. Talchè non mi riesce d'intendere la difesa che ha fatto di questi intellettuali e letterati proprio Arrigo Benedetti nell' « Espresso >), in occasione di quella 1Jolemica cui ho accennato al principio di questo articolo. Mi guardo bene dall'esigere che i letterati, quando fanno il loro mestiere di letterati, debbano essere dei cc rigorosi scrittori politici, come lo sono, per ese1npio, Luigi Salvatorelli o Enzo Forcella ». Mi sembra, tuttavia, che tutti abbiamo il diritto di esigere dai letterati che si mettono a parlare di politica e di questioni affini (e dicono ad esempio: i valori den1ocratici s0110 22 Bibliotecaginobianco . .
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