Nord e Sud - anno VIII - n. 23 - novembre 1961

cità della storia. Comunque ciò sia, sentimentale o no che ne sia l'o~igine, il « pregiudizio favorevole » è una stortura intellett11ale, -la quale può portare anche ad una malattia morale devastatrice. Poichè, lo si faccia in nome della dialettica rivoluzionaria o in nome del « meno favorito », la soppressione delle libertà politiche, la persecuzi,one per delitto d'opinione, l'epurazione, i campi di concentramento e i massacri, .non perdono affatto la loro natura propria di aberra'zio,ni dall'uman·o, e dunque di procedimenti ingiustificabili agli occhi di chi non sia disposto a considerare cc ambigui }> i valori della libertà, del governo fondato sul consenso dei governati e del diritto di ognuno alla felicità. Sul piano dell'analisi delle idee come su quello dell'analisi storica la causa è, per così dire, già giudicata; e non posso che ripetere- qui ciò che 110 già scritto altre volte. Per paradossale che ciò possa sembrare, proprio lo sforz.o di dare una validità teorica al « pregiudizio favorevole }> porta inesorabilmente alla sua 11egazione. Poichè, per farlo, è necessario riproporsi tutto il problema del marxismo come ragion_ storica universale, e riproporselo nella sua dimensio·ne più drammatica: una volta riaffermato cl1e il marxismo non è una qua1siasi filosofia della storia, ma è la logica stessa della storia infinita la quale s'incarna nella autentica rivoluzione, resta da cl1iedersi se questa rivoluzione finale può accettare nel suo interno, a differenza delle rivoluzioni passate, t1na libertà di contestazione, che è la s•ola cosa che garantisca ancora la vita della dialettica e dunque della storia. Ma ancora una volta ci si urta alla stessa clifficoltà : se è vero che una rivoluzio11e ripete la sua forza ed il suo stesso modo di essere dal fatto di concentrare tutta la negatività i11una clata forma: storica, rovesciata la c1uale il fiume della positività potrà scorrere ordinato, è evidente che ancora una volta tutto ciò che co11testa la violenza rivoluzionaria appare, ·nei fatti, co,ntrorivoluzionario. Ammettere la libertà di contesta:zione equivarrebbe ·a degradare, a interrompere e finalmente a porre al rischjo della disfatta ,lo slancio rivoluzionario. E poichè non v'è rivoluzione al mondo che si compia con un atto solo, ossia in un momento solo, tutti i successivi momenti di una rivolt1zione che voglia restare fedele a1 se stessa devono negare, come il prin10, il principio della contestazione, ossia uccidere la dialettica, spezzare la corsa della storia, sopprimere la libertà. A questa a11alisi sul piano delle idee corrisponde puntualmente l'analisi storica della Rivoluzionè di Ottobre: Lenin dovette negare la libertà non solo dei conservatori, delle ~< guardie bia11che », ma anche quella dei populisti e dei socialrivoluzio11ari e dovette sopprimere ogni partito 17 Bibliotecaginobianco

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