(sotto spoglie di un sentire più libero e progressivo,) e che merita, dunque, qualcl1e breve considerazione. Commentando il verdetto della Corte romana, si è osservato che esso contrasterebbe troppo co11il sentimento di giustizia che l'opinione · popolare aveva espresso, perchè non sia lecito dubitare dei procedi1nenti cl1e l'hanno determi11ato; in relazione a ciò, si è lamentato cl1e )' estremo tec11icismo di certi momenti processuali velasse all'uomo della ·strada la piena comprensione della vice11da. Questi, in stringatissima· si11tesi, i motivi critici al nostro• modo di amministrar giustizia che la vicenda recente ha saputo ispirare. Alfiere di questa novella rivolta coritro· il formalismo è u11 quotidiano romano ( « Paese Sera »), cl1e mostra evide11temente di preferire il processo-spettacolo (che 11a i suoi luoghi e le sue ragioni) al più dimesso e difficile esercizio che è il rendere la quotidiana gi11stizia co11formemente alle leggi di un paese civile. Il vero è che a questi critici manca la forza e il fiato per arrivare a discutere quelli che sono i veri difetti del nostro processo penale, tali da renderlo davvero indegno di un paese 1noderno: considerando i quali non può certo lame11tarsi lo scarso ossequio della legge a certe non 011orevoli emozioni. Quel cl1e dovrebbe colpire è proprio la troppa disinvoltura, la scarsità di garanzie nella fase istruttoria del processo, la duplicazione -di attività e l'arbitrarietà di certi poteri nel dibattimento. So11cose troppe volte dette, 1Jerchè sia necessario tor11are su di esse con dettagli: ma, di grazia, dov'è la soluzione, se non in una più attenta e rjgorosa disciplina processuale e in t1n maggiore osseq11io a·d essa? Ma non è per rettificare 11nerrore di prospettiva che ci sian10 d'eterminati a questi rilievi. Sembra diventare ogni giorno più corrente - e pure in uomini cl1e parrebbero insospettabili - l'insofferenza per procedure, statuti, regolamenti, quasi che si trattasse di strumenti buoni soltanto a rendere incomprensibili i fatti che ci a·ccadono sotto gli occhi e che devono, quindi, essere abbandonati ai mestatori di professio11e ed additati al disprezzo dei semplici e degli onesti. Non nascondiamo il nostro sgomento di fronte ad un simile stato d'animo ed agli argo~ menti con cui viene espresso. Possibile che la 1Jrocedura - qua'le che sia l'attività a cui si riferisce - debba esser guardata soltanto con gli occhi del cattivo studente del terzo anno di giurisprudenza, che in essa non scorge se non un intrico di regole difficili da ritenere e di c11i è almeno dubbia 1'11tilità? Così è, di certo, per gli igno-ranti. Ma chi scambia' la cattiva procedura co11la procedura tout court, polemizzando in realtà proprio con_l'esistenza di quest'ultima, no,n commette soltanto u11 errore di bersaglio, ma ag~redisce uno degli strumenti p-iù sicuri cl1e la moderna esperienza civile ha predisposto contro l'arbitrjo, contro j} prevalere delle passioni, .tutte le volte cl1e siano in questione la libertà, la dign.ità, le condizio-ni dell'agire di un individ110; strumenti, dunq11e, che sfuggono proprfo a·lla sensibilità soltanto guidata dalle emozioni st1perficiali, al falso buon senso, alle professioni di realismo. Se 71 Bibliotecaginobianco •
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