un particolare sistema di incentivazione e si orientò di pref ere11za verso i settori della meccanica pesa11te, in ct1i era possibile contare su grosse commesse di stato. Proprio perciò l'industria napoletana conobbe fino a tutta la prima guerra mondiale un periodo di com1Jlessiva e considerevole espansione, in concomitanza con lo sviluppo delle esigenze nazionali nel settore dell'industria bellica e dell'industria pesante. Ma proprio perciò fu anche di ampie proporzioni la crisi prodottasi dòpo la fine della prima guerra mondiale. Fu soltanto dopo il 1930 che la riorganizzazione dell'industria napoletana giunse a compimento. Le attività industriali ebbero, senza dubbio, impulso dalla politica fascista; ma poichè tale politica ripeteva aggrava.ti i difetti della struttura già notati per la prima fase di n1assiccia i11dustrializzazione, quella cioè del 1904-1913, ancor più forte fu il contraccolpo all'indomani della seconcla Guerra mondiale. Negli anni più vicini a noi si è, infine, avuto indizio di una certa, sia pure assai lenta. e faticosa ripresa su basi che sembrano più solide delle precedenti. In questa t1ltima nuova fase, però, un peso molto maggiore di quello tradizionale sembra doversi attribuire fin da ora a settori industriali fì11oraa Napoli assenti o scarsamente presenti: meccanica leggera, industrie cl1imiche, lavorazioni dei minerali non metallici, e così via. E sembra estremamente opportuno che anche la scuola tecnica e professionale si dilati dal veccl1io solco in cui fu prevalentemente immessa agli inizi di questo secolo e in cui ha poi perseverato per oltre un cinquantennio. L'insufficienza della ramificazione attuale nelle specializzazio11i impartite attualmente nelle scuole e negli istituti tecnici e professionali sembrano riguardare soprattutto tre settori: qt1ello chimico, quello edile, quello del legno. A quest'ultimo si può provvedere certamente a livello degli istituti professionali; ma a quello edile e, soprattutto, a quello chi1nico occorre provvedere al livello degli istituti tecnici indt1striali. Si tenga, inoltre, presente la realizzazione in corso per l'installazione di centrali nucleari nelle zone di L.atina e .delle foci del Garigliano. In base a tutto ciò sembra che sia necessario integrare le proposte prima avanzate a proposito della localizzazione di nuovi istituti tecnici industriali nel modo seguente: al terzo istituto tecnico in-dustriale del capoluogo sj potrebbe dare un in·dirizzo orientato sùll' elettricità, sulla radio TV e su un corso di elettronica di nuova istitt1zione, di cui si è pure parlato negli ambienti napoletani; 85 Biblioteca Gino Bianco
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