Nord e Sud - anno VIII - n. 20 - agosto 1961

nifìca e progetta le esigenze e i bisogni della collettività nazionale considerata nel suo insieme, ma ancl1e concilia e sintetizza in essi le esigenze e i bisogni delle molteplici particolari unità minori in cui la nazione si articola, e in quanto esprime e sintetizza, perciò, i risultati e i dati di molte pianificazioni a livello inferi ore a quello nazionale. · Ad ogni modo il bisogno di scuole è così impellente che l'iniziativa ministeriale dev'essere accolta in definitiva con sod-disfazione. Vuol dire che, se molte scuole nasceranno con le gambe storte e se molte delle scuole già esistenti rimarranno con le gambe storte, si dovrà, appena possibile, provvedere anche a ciò. Ma è nell'ordine secondario superiore che la sperequazione tra istituti tecnici e altri ordini di scuola è (come dicevamo), per quanto riguarda la diffusione, assai più forte. Contro 15 licei classici, 4 licei scientifici e 6 istituti magistrali esistono nella provincia 8 istituti tecnici commerciali, 2 industriali, 3 nautici, 1 agrario e 2 femminili. Si tratta, quindi, in complesso di 225 istituti contro 16; e anche qui bisogna aggiungere che la differenza tra i due ordini di scuola sarebbe assai più consistente se si facesse conto anche degli istituti privati. Ci si potrà rispondere che nel calcolo vanno anche compresi le scuole tecniche e gli istituti professionali; e che, in tal caso, il conto tornerebbe a vantaggio dell'istruzione tecnica e professional~. Questa facile e diffusa obiezione merita una risposta un po' particolareggiata, perchè essa nasce da un concetto dell'istruzione tecnica e professionale che dovrebbe essere radicalme11te mutato e sul quale abbiamo avuto modo di so:ffer1narci già nell' cc introduzione » a questa inchiesta. In effetti, c'è necessità di distinguere tra istruzione tecnica e istruzione professionale. È alla prima che spetterebbe fornire, nella loro grande massa, alle organizzazioni produttive della nazione i tecnici e i quadri dire'ttivi non laureati; mentre alla seconda spetterebbe il compito di provvedere alla parte più qualificata delle maestranze e ai livelli inferiori degli impieghi. Naturalmente, l'esperienza potrà poi fare in modo cl1e elementi provenienti dall'istruzione professionale assolvano, e magari egregiamente, a mansioni affidate solitamente ad elementi provenienti dall'istruzione tecnica. È questo un caso di quella selezione attraverso la pratica, di cui la vita produttiva non può fare a meno e a cui essa deve anzi gran parte della sua elasticità e della sua funzionalità. Ma, dal punto di vista scolastico, la distinzione di compiti tra istruzione tecnica e istruzione professionale dovrebbe essere quella illustrata; e in base ad essa il sommare gli istituti professionali agli BibliotecaGino Bianco \ • r •

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