Nord e Sud - anno VIII - n. 20 - agosto 1961

" • I mente e ad essere incondizionatamente appoggiate nell' eserci~io di tale diritto : ma che altrettanto certamente non hanno - per il solo fatto d'essere oggetto particolare ,delle vessazioni e censure suddette - il diritto ad un trattamento di favore da parte della critica. Usare trattamenti di favore in sede critica significa rinunciare, almeno parzialmente, alla propria libertà di critica e di giudizio; significa, paradossal- · mente, fare proprio il gioco delle « forze dell' anti-cultura », significa farsene condizionare (poco importa se in direzione opposta a quella che i cc benpensanti » auspicherebbero, percl1è una critica << condizionata » come che sia non è più indipendente). Ed il risultato ultimo di certe per quanto si voglia benintenzionate indulgenze non può essere, alla lunga, che l'offuscamento e l'inquinamento dei valori ·della cultura (ed è proprio ironia sentire di dover dire questo traendo spunto da un film alla cui conclusione è appiccicato un amn1onimento contro l' eccessiva propensione all'indulgenza!). È tale convinzione che mi fa se11tire in diritto, e. più che in diritto, · di non tralasciare questa esemplare occasione per manifestarne le ra- - gioni con riferimento ad un caso concreto e additare i pericoli della confusione tra ,doveri politici e civici e doveri .della cc critica » . Non credo sia peregrino il sostenere che il critico debba sapersi mantenere obiettivamente distaccato nel suo giudizio, senza lasciarsi trascinare dal proprio amore o dal proprio interesse per i ten1i che le ' opere (ed i loro autori) sottoposti .al suo giudizio affrontano od inte11derebbero affrontare; che anche un film ·debba giudicarsi nei suoi cc risultati » e nei suoi cc modi » effettivi, no11già in quelli che avrebbero voluto o potuto essere; e che perciò anche Rocco e -i suoi fratelli vada considerato nel suo insieme, con l'occhio ai suoi caratteri ed alle sue lineee essenziali, senza cioè deformarne pesi e proporzioni con l'ingigantire possibili ma sporadici cc passi » più o meno felici. Bisogna allora ripetere che una prima, fondamentale incoerenza del film (tanto fon,damentale che ben pocl1i, se pure vi sia alct1no, l1anno ·mancata di rilevarla e sia stata anzi essa 11na delle principali motivazioni di tanti dibattiti) sta nel fatto che Rocco è, o dovrebbe essere, per centosettanta dei centottanta minuti della rappresentazione, l'eroe della storia; e per centosettanta minuti, quindi, l'identità tra il suo punto di vista e quello .dell'autore è presa, dallo spettatore, per scontata. Ma ecco che negli ultimi dieci mint1ti salta fuori Ciro a dirci la sua morale. E,d allora, se non siamo addirittura di fronte all'equivoco, siamo almeno di fronte ad una discontinuità, an~i, una rottura sostanziale -della continuità e del cc significato » dell'opera. Un elemento, questo, che potrà al massimo far parlare di capolavoro maricato, ma di per sè solo invalida ogni possibilità di qualificarla come un capolavoro od un'opera d'arte tout court - per non parla-re poi di cc grande tragedia moderna », prima od ultima che il cinematografo abbia mai prodotto. Ma una seconda, estrema debolezza di questo film - anch'essa, di per sè sola, sufficiente a negargli le qualifiche _di cui sopra - sta 56 l BibliotecaGino ■ 1anco \

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