Nord e Sud - anno VIII - n. 18 - giugno 1961

(ma la colpa non è sua) da mettere al mondo nove figli e co.ndannarli ad una turpe inedia. Come mai? ». O di quest'altro, che è molto più generale e superficiale, individuan-do nel controllo delle nascite cc il rimedio base da adottare, senza il quale ogni sforzo è vano, ogni tentativo è sterile » per risolvere i problemi n1eridionali. Un lettore di Palermo si avvicina molto a questa posizione: cc mi sposerò anch'io, ma, anche se meridionale, preferirò essere peccatore che padre miserabile »; ma altresì accusando i conterranei di mettere al mondo figli cc per ignoranza, per egoismo, per non rinunciare al piacere e contando (...) sulla carità pubblica ». g) Atteggiamenti e pregiudizi nei rapporti tra torinesi e immigrati meridionali. - Questo gruppo di lettere è quello che, ci interessa maggiormente, poichè affronta in via diretta la questione di fon-do del nostro tema: i rapporti tra meridionali e settentrionali nella loro specificazione di rapporti tra immigrati meridionali (giacchè qt1asi mai si parla degli altri immigrati, evidentemente molto meglio accetti e inseriti più facilmente nella vita cittadina) e torinesi, a Torino, in una cittàchiave per chi intenda studiare il fe11omeno dell'urbanesimo e delle migrazioni interne. Su queste lettere dunque abbiamo accentrato in maggior misura la nostra attenzione, suddividendole in: lettere sugli immigrati meridionali, lettere sui torinesi nei confronti degli immigrati, e varie, raccogliendo tra queste ultime quelle poche che, pur riguardando ancora meridionali e torinesi, si riferiscono, però, a situazioni più sfocate e di secondario interesse. Nel primo gruppo abbiamo esaminato sedici lettere, delle quali una soltanto scritta da un meridionale. Di esse, che varrebbe la pena riprodurre tutte integralmente, diamo i passi più significativi: « Ho letto su questo giornale che Torino è una metropoli, e ciò è dovuto agli immigrati. Non voglio assolutamente offendere nessuno, ma sarebbe molto meglio che non fosse tale, si eviterebbero tante cose disgustose: risse, omicidi, disordini. Sarei felice (e con me numerosissime persone, ne sono certa) che Torino fosse la più piccola città d'Italia, ma che i uoi abitanti fossero tutti piemontesi »; « Siamo bogianen (...) Che gli immigrati a cui si fa appallo parlino bene di Torino è troppo logico: mangiano al nostro piatto ! »; « Sarebbe augurabile che sopravvivesse ancora la Torino inizio del secolo, con 355 mila abitanti tutti con un lavoro, piuttosto di quella di oggi, la quale, vorrei ingannarmi, si avvia lentamente a perdere le caratteristiche di tranquillità, di benessere e di ordine di cui finora ha goduto, per assumere quella di ' metropoli ' ricca solo di braccia e di miseria »; « Chi veramente ha voglia di lavorare 1n Torinò non rimane disoccupato »; 94 Bibliotecaginobianco

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