ressati ad assentarsi quattro, cinque, otto giorni? E se il Capo d'Istituto nega l'autorizzazione si mette in luce di person.a' rozza e incolta, di burocrate astjoso e illiberale, che si compiace di defraudare i suoi insegnanti di un sacrosanto diritto; magari rischia di ricevere dall'alto un sonoro rabbuffo. Se invece concede l'autorizzazione fa il danno della scuola e, qualora si tratti di assenza inferiore ai sette giorni, deve distribuire le ore di lezione dell'assente (che per lo più se ne va in giro per i fatti suoi senza partecipare ai lavori del Congresso) tra quegli insegnanti diligenti, che si fanno uno scrupolo di piantare in asso le loro scolaresche. Gli « imboscati » . - E come la mettiamo con i « comandi n della più svariata natura? Quasi ogni Istituto statale ha in forza, ma ai soli effetti amministrativi, qualche insegnante di ruolo, che da anni è « comandato » presso scuole di altre sedi, bloccando così sine die la cattedra di cui è titolare, affidato di anno in anno per incarico, con gli inconvenienti noti ad ognuno. Così i « furbi » costituzionali, cioè gli sfaticati, si arrangiano, mentre i « fessi » costituzionali, cioè gli onesti e altamente responsabili, rimangono ai loro posti di lavoro (ma a questi ultimi dobbiamo se la decadenza della scuola dal periodo bellico e postbellico sino ad oggi non è diventata un crollo rovinoso). A questo punto, benchè il soggetto sia pressochè inesauribile, la discrezione m'impone di concludere. Qualche tempo fa ( cc La Stampa » del 28 gennaio) il Consiglio dei Ministri, nell'approvare i miglioramenti per gli insegnanti, ritenuti indilazionabili non solo come problema economico, ma come problema di fondo, invitava il Ministro Bosco a ricondurre all'insegnamento tutto il personale disperso in comandi presso le varie amministrazioni statali o presso enti, ad esigere dal personale insegnante il rispetto del dovere della residenza e infine a prolungare ulteriormente la durata delle lezioni nel corso dell'anno scolastico con la diminuzione delle vacanze. Se questi eccellenti propositi, assieme ad un maggior rispetto per il tempo e l'autonomia della scuola, uscissero finalmente dal limbo delle buone intenzioni alla luce delle attuazioni pratiche e inderogabili, si potrebbe ancora bene sperare delle sorti della scuola italiana. LUIGI PREVIALE I bibliotecari in agitazione I bibliotecari statali si muovono? La notizia sarebbe parsa appena credibile fino a ieri. Chi ha avuto modo di conoscere un poco l'ambiente delle biblioteche statali si sarà agevolmente accorto che la gran maggioranza degl'impiegati, se sono aggiornatissimi nel campo della cultura, in fatto di azione sindacale sono rimasti fermi alla mentalità della Carboneria. In un tempo in cui solo le o.rganizzazioni di massa sono in 39 Bibliotecaginobianco
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