pare sia merito indiscutibile del libro di Bartoli ricordare al lettore italiano, che al quinquennio di governo laburista è sottentrato, ormai, un decennio di governo conservatore in Inghilterra. Bartoli ci dà anche un'analisi molto attenta del mutamento di opfnione che si è prodotto in Gran Bretagna, specie dopo la terza consecutiva vittoria conservatrice, quella del '59. Alla base di tale mutamento v'è intanto uno stato di fatto: i laburisti non hanno mutato radicalmente la struttura sociale del Paese. Alla fine della loro maggioranza, come scrive l'Autore a pagina 275, « l'un per cento della popolazione possedeva ancora il cinquanta per cento della ricchezza. L'ottanta per cento dell'industria restava in mani private. I valori concreti (case, terreni, industrie, aziende, e perciò azioni di borsa) aumentavano di prezzo per l'inflazione. C'era sempre chi si arricchiva anche senza far nulla, e spesso si trattava di gente che, appartenendo · a quell'uno per cento di privilegiati, già possedeva insieme a poche altre centinaia di migliaia di persone la metà del patrimonio nazionale. Che cosa potevano fare i socialisti? Qual programma potevano preparare per il futuro, dopo la sconfitta elettorale dell'autunno '51? ». In queste condizioni non poteva non prodursi una frattura nell'ambito del laburismo, quale si è poi manifestata in maniera impressionante nell'ultimo congresso del partito, con una connessa diversione dei capi della sinistra verso una più dura caratterizzazione del movimento nei confronti del1' affluent society e insieme contro l'uso, anche solo difensivo, delle armi termonucleari. Il futuro politico dell'Inghilterra dipende ora perciò dalla risposta che gli elettori daranno alla proposta laburista. ~1a non v'è troppa speranza, comunque, che il partito esca rafforzato da future prove di questo genere, quindi non è affatto sicuro che saranno in maggioranza gli inglesi disposti ad accogliere le tesi estremistiche della sinistra del partito, mentre non si vede perchè chi è d'accordo coi moderatj non possa tranquillamente continuare a votare conservatore. Questo è confermato dalle previsioni che il Bartoli stesso fa in più di un punto, le quali si riassumono nel riconoscimento che nelle presenti condizioni del Paese v'è « quanto basta per dare ai tories il potere pe una mezza generazione ». Le ultime che abbiam fatte sono soltanto riflessioni stimolate dal bel libro di Bartoli, e se al lettore non piacessero bisogna incolparne il sottoscritto. Bartoli ha al suo attivo argomenb di assai più vasto e felice interesse. Facendo infatti tesoro della sua lunga esperienza diretta di osservatore delle cose d'Inghilterra, egli è riuscito a darci un quadro della odierna società britannica che non trascura quasi nessun aspetto di essa, dalla scuola (gli inglesi, com' egli osserva assai bene, sono grandi educatori più che trasmettitori di nozioni) al parlamento, dalla monarchia alla vita economica, dal funzionamento dei partiti a quello della giustizia. È un vasto, diligente, appassionato quadro d'insieme, che compie il miracolo di ottenere tutti i buoni risultati di una ricerca storico-sociologica senza mai perdere di vista il particolare, senza rinunziare al gusto discretamente bozzettistico e ironico, che spesso sa essere più rigoroso e convincente di un sillogismo. Penso soprattutto a Churchill sorpreso da Bartoli ad agitarsi comicamente sul suo banco di deputato in cerca del suo scatolo di pillole, attuando così un'in123 Bibliotecaginobianco
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