Nord e Sud - anno VIII - n. 16 - aprile 1961

trovarvi. A Napoli uomini e donne sono più autentici e le donne specialmente non hanno la grinta crudele della nemica moderna. Qui arrivano facilmente alla semplicità, che è il carattere che più stimo. Quello che offende di più i napoletani è, venendo da fuori, di presentarsi a loro come cosmopoliti, soci di una società filantropica ». Scrivendo questo, Alvaro mostra di aver compreso cose che tanti altri non avevano neppure intravisto. In genere, gli scrittori che vengono a Napoli si guardano intorno solo per cercare dei pretesti, solo per poter far sfogio di bravura, di fantasia·, per poter pubblicare dei libri clamorosi. E valga per tutti l'esempio di Malaparte. Alvaro invece non pensa al libro. Le notazioni che segna nei suoi due diari, potranno anche fornirgli un giorno argomento per elzeviri, sa·ggi o racconti.~ Ma l'eventualità è assai incerta. Alvaro prende appunti a N'apoli come fa ogni scrittore di professione, ma non per comporre un opera che ha già in mente. Perciò il disinteresse, il distacco di lui, sono completi e genuini; perciò Alvaro è sempre obbiettivo nell'osservare e nel riferire. E, se ci presenta la Napoli del 1947 come una· città squallida e delusa, socialmente irrecuperabile, non commette l'errore, così frequente negli altri, di ricercare nel temperamento dei napoletani le cause principali della loro miseria. Lui sà viceversa che secoli e secoli di privazioni e di umiliazioni, di ipocrita ed astuto paternalismo, non possono non avere avuto un>azione deformante sullo spirito, sul carattere degli uomini. Alvaro i napoletani li vorrebbe diversi: meno rassegnati, sinceri no11 solo in apparenza, generosi non solo nelle manifestazioni verbali; li vorrebbe meno pronti alla cerimoniosità servile. Ma, quando scrive della città e dei suoi abitanti in generale, si guarda ben dal condannare, giustifica anzi - talvolta in modo esplicito, talvolta lasciando intravedere il suo pensiero - perchè non dimentica che il male ha un'origine antica, ha cause che non furono 1nai sul serio combattute; e neppure nella Napoli dell'era atomica, la Napoli del 1947, lo scrittore vede la· possibilità, sia pure lontana di quella rinascita, della quale potrà essere salutato l'avvento solo quando da ogni napoletano « il compenso del lavoro non sarà considerato un beneficio o un favore, ma un diritto ». In Quasi una vita e Ultimo diario Alvaro ha descritto numerosi napoletani coi quali ebbe occasione di incontrarsi. Ce n'è abbastanza per formare una piccola galleria di ritratti, ciascuno dei quali risulta composto dallo scrittore con tratti incisivi, non notazioni essenziali. Si 117 Bibliotecaginobianco

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