Nord e Sud - anno VIII - n. 16 - aprile 1961

che il maggior quotidiano della città si ·facesse sostenitore di una politica di radicale riformismo. Ma sul piano tattico bisognava agire forse con ma·ggiore cautela. Alvaro e Palladino sapevano bene, prima di assumere i loro incarichi redazionali, che tragica era la situazione della Napoli dell'immediato dopo guerra con le sue centinaia di migliaia di disoccupati, le sue rovine, il suo vastissimo sottoproletariato che viveva in condizioni di incredibile squallore sociale; ma quando si furono insediati al « Risorgimento » constatarono che il quadro era ancora più nero di come se lo erano figurato; ed allora si lanciarono nella lotta con il fervore dei neofiti, con un ardore nobilissimo, che però dovevano fa talmente allarmare il proprietario del giornale, portato a credere possibili soltanto soluzioni paternalistiche dei problemi italiani. Corrado Alvaro era un cristiano. Il suo diario lo attesta in parecchi brani. Lo attesta anche la s·ua esistenza, l'esistenza di un uomo che~ pur avendo conoscenza del proprio valore., pur essendo uno dei pochi narratori italiani di respir9 veramente europeo, visse in una umiltà dei cui effetti non dovette certo compiacersi se in Quasi una vita .è costretto a notare non senza amarezza : « So bene quanto disprezzo ostentato entri nella fama di alcuni scrittori più rispettati. Il disprezzo pone in una condizione di superiorità. Ma io sono irrimediabilmente cristiano ». Se di questo suo cristiariesimo Alvaro si fosse fatto una bandier~ di combattimento nell'assumere la direzione de lt Il Risorgimento », avrebbe allarmato forse maggiormente l'editore, ma avrebbe potuto rimanere assai più a· lungo sulla sua poltrona direttoriale. Ma Alvaro riteneva che uno scrittore non debba legarsi a nessun partito. Si fece dunque sostenitore di riforme radicali, senza preoccuparsi di poter sembrare un uomo di estrema sinistra; e mantenne un atteggiamento di assoluta indipendenza'. Quando gli proposero di licenziare il redattore capo, rifiutò e si dimise. Prendendo questa decisione Alvaro ritenne di attenersi, come scrisse nell'accomiatarsi dai suoi lettori, ad una buona norma del lavoro giornàlistico. In realtà si trattava· della buona norma di ogni lavoro, di una norma dell'onesto agire e del vivere civile. Ma non molti altri al posto di Alvaro l'avrebbero osservata nell'Italia del dopoguerra. In Quasi una vita Alvaro c'informa dei colloqui che ebbe coi rappresentanti dell'editore prima di lasciare Napoli. 114 Bibliotecaginobianco

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