Nord e Sud - anno VII - n. 11-12 - dicembre 1960

come valida l'eccezione anglosasso11e del termine libe1:.ale,non v'è dt1bl che l'intero oggetto di studio si ridurrebbe alla considerazione di esigue minoranze, e resterebbero tagliati fuori i partiti liberali italiano e tedesco, u11a buona parte del ra-dicalismo francese e quasi tutto il partito conservatore inglese: movimenti e raggruppamenti che pur conviene considerare. E finalme11te converrebbe pregiudizialmente mostrare la validità della scelta che si è fatta: e in conseguer1za questo articolo rischierebbe di essere piuttosto un discorso sul liberalismo che una analisi dell'atteggiamento delle forze liberali europee innanzi al problema dell'integrazione. Una definizione che mi sembra possa essere assunta· come valida per l'argomento che qt1i ci proponiamo di trattare è quella assai più ampia, che risulta da una determinazione prevalentemente negativa: assumendo, cioè, cattolici e marxisti come le forze politiche predominanti di questo· secon-do dopoguerra nella più parte delle nazioni conti11entali dell'Europa occidentale, s'intendono qui per ' liberali' quei partiti che non sono nè cattolici nè marxisti, e che si collocano al centro dello schieramento politico, o almeno tendono (o ancora, sono forzati lialle pressioni di altri partiti) ad assumere qt1ella collocazione. La 11ecessità di adottare una definizione così vasta e vaga (e della quale chi scrive è, per primo, assai poco soddisfatto) è, per così dire, figlia àell'altra necessità di considerare insieme partiti politici di diversi paesi, o più partiti di uno stesso paese, che si differenziano tra loro solo per sfumature, e gn1ppi politici o parapolitici che talora sono e sono stati sempre fuori dei partiti liberali, e che tal'altra volta operano o hanno operato all'interno di quei partiti stessi; dalla necessità di considerare insieme, ad esempio, il Partito Liberale inglese e il nucleo centrista o l'ala più ava11zata del Partito Conservatore dello stesso paese, il Partito Liberale Italiano e quello tedesco, i radicali e i radical-socialisti e il G1:-1ppodi Pleven e Mitterand (ai tempi in cui esisteva) in f,rancia. Che se poi si volesse negare radicalmente la legittimità di studiare tutte in t1na volta tante e così diverse forze politiche, varrà la pena di osservare non solo che quella qui assunta è una partizione di comodo; ma anche che, in buona sostanza, tutte quelle forze politiche cui facciamo riferimento con l'aggettivo 'liberale' sono state effettivamente accomunate tra loro dal rifiuto dell'ideologia e del metodo polit~co marxista della lotta di classe, dal fatto che, più o meno esplicitamente, rifiutavano il motivo dell'appartenenza ad una confessione religiosa come primario fattore della loro esistenza come partito e finalmente ' ' ' 44 Bibliotecaginobianco

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