Nord e Sud - anno VII - n. 11-12 - dicembre 1960

Oscar Bloch apparve per la prima volta nel 1812) che soffoca l'aspirazione all't1niversalità del cristianesimo e dell'umanesimo. Si giunge con Fichte a· voler fondere universalismo e 11azionalismo conferendo alla Nazione, entità gi11ridica astratta, una vocazione universalistica che è poi solo di predominio sulle altre Nazioni. Lo Stato, espressione della Nazione, diventa il depositario di un'autorità senza limiti. Accade così che, se alla fine del XVIII secolo, i pab·ioti erano i rivoluzionari, la sinistra dell'epoca, cento anni dopo essi sono i nazionalisti, cioè l'estrema destra che alimenta disprezzo e odio per lo straniero. Frenay, che si serve di riferimenti storici e giuridici rapidi ma seri, dimostra che il concetto di Nazione s'e ha avuto la funzione positiva di dare ai popoli la coscienza della loro perso11alità autonoma, ha avuto poi anche responsabilità di esas1)erare l'orgoglio nazionalistico e di confondere l' a·- 1nore della patria con l'obbedienza all'astratto potere dello Stato-Nazione. Il nazionalismo l1a dato frutti amari dovunque e bisogna abbatterlo. Il potere non dipende dalle nazioni ma dai popoli che debbono riforn1are le attuali strutture giuridiche stah1ali. Solo il federalismo dà il n1ezzo ai popoli di rompere le barriere artificiali che il principio della· sovranità nazionale ha elevato fra loro. Dal saggio storico e politico di Frenay, che pone il problema del superamento del concetto nazionalistico passiamo a quello che ci pare lo scritto più importante del libro, anche perchè fornisce gli argomenti più convincenti, quelli economici, capaci di demolire concretamente i pregiudizi nazionalistici: il saggio di Henri Rieben, uno dei maggiori studiosi della Comunità europea del carbone e dell'acciaio, sulle prospettive economiche di un'Europa unita. Con il linguaggio eloquente delle cifre lo studio di Rieben mette in luce la necessità ormai indilazionabile per gli stati europei occidentali di confederarsi. L'Europa ha raggjunto il suo apogeo indt1striale nel XIX secolo, con una popolazione cl1e passa da 180 a 480 milioni di abitanti senza calcolare 100 milioni di emigranti, quando estraeva cioè i tre quarti del carbone mondiale. Nel 1910 (appena mezzo secolo fa l'Europa è il banchiere dell'universo, assicura più della metà della produzione industriale e del commercio mondiale, domina i mari, controlla le fonti delle materie prime e amministra il credito. Essa è, secondo l'immagine di André Siegfried, l'officina specializzata del pianeta. La Europa è salita così in alto per aver sapt1to approfittare della prima rivoluzione industriale. · Ma la seconda fase della rivoluzione industriale vede cambiare la situazione. L'America sa approfittare di" essa, l'Europa perde il cc tempo ». Dal 191,3 al 1948, la produzione industriale europea passa dal 100 al 150 mentre aumenta da 100 a 350 negli Stati Uniti. Nel 1953 i sei paesi della CECA non avevano ancora raggiunto il livello di produzione del 1938 ma durante questo stesso periodo questa stessa produzione era passata da 350 a 440 mila tonnellate negli Stati Uniti e da 110 a 240 mila nell'URSS. Dal 1913 al 1955 la produzione di ferro dei paesi della Comunità europea del Carbone e dell'Acciaio è passata 223 Bibliotecaginobianco t

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