e quindi ad abiti definitori ed alla tendenza a tipizzare, a classifìcare » (JJ. 110). . · _· Impostato il problema sul concetto e sulla definizione di ' comportamento', è inevitabile cl1e in questo problema definitorio si scontrino la mentalità dello storico e quella del sociologo; sìcchè bisogna chiarire il <e rapporto tra modo sociologico e modo storico di considerare i comportamenti » (p. 111). Ora, secondo l'A., la storia, cc indipendente dalla considerazione degli aspetti tipici della condotta umana ..., non sta fra le conoscenze umane » (p. 112); e questo perchè i fatti che lo storico indaga e spiega non esistono in un certo senso prima che egli stesso non li abbia isolati e classificati, sicchè cc la ricostruzione storica di fatti del passato si può fare solo quando- si sono già teorizzati, in qualche modo, i comportamenti corrispondenti » (p. 112). O io mi sbaglio o qui l'A. asserisce una qualche identità tra la scelta e la selezione dei fatti operata dallo storico e il processo di astrazione e di classificazione cui si abbandona il sociologo; identità che a me sembra di dover negare, perchè, qualsiasi· selezione o scelta operi lo storico, qualsiasi fatto egli ' isoli' per studiarlo, non con questo egli tende a tipizzare il fatto o il comportamento corrispo11dente, nè tampoco a renderlo emblematico. È sempre nella concretezza della sua irripetibilità che egli lo assume e lo isola, come fatto rilevante a fronte di tutti gli altri che egli, a torto o a ragione, giudica irrilevanti. Ed è per questo che mi lascia perplesso l'idea dell'A. di poter assumere come oggetto di un'indagine storica il concetto di 'comportamento'; è ben vero - come dice l'A. - che gli uomini possono essersi comportati economicamente prima di aver isolato e teorizzato i fatti economici; e questo che dice per l'economia può estendersi a qualsiasi altro fatto o comportamento, se l' A. preferisce, divenuto nel tempo oggetto della riflessione umana; ma è anche vero che non si dà storia se non di ciò che affiora alla luce della coscienza e che gli uomini illuminano con il loro pensiero. Non storia dei comportamenti, allora, ma storia del pensiero e della riflessione umana su queste umane condotte; e storia che quel pensiero e quella riflessione illt1mina, ma non definisce o concettualizza i comportamenti. È ben vero che l'A. ammette che « il compito dello storico non è lo ~tudio dei -comportamenti, ma la ricostruzione di epoche e fatti 'storici'» (p. 114); ma subito dopo egli passa a parlare in modo per me discutibile della interpretazione storica, affermando che « quando siamo in presenza di ' fatti' storici non siamo mai messi a confronto di qualcosa di assolutamente dato che autorizzerebbe lo storico a respingere gli schemi delle scienze sociali come astrazioni di fronte alla realtà, ma 7 di una certa interpretazione altrettanto astratta rispetto all'ipotetica realtà assoluta, e basata su. mezzi concettuali e meta.di di lavoro adatti ad elaborare le ricostruzioni storiche e non adatti in altri casi e per altri scopi » (p. 115). Discorso che l' A. utilizza per affermare che lo storico non può non servirsi degli schemi e delle definizioni elaborate dalle scienze sociali, 220 Bibliotecaginobianco ..
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