giungere ad una conoscenza positiva del ' comportamento nazionale' per trarre dal vago la dottrina della nazione. Purtroppo del ' comportamento nazionale' non esiste una conoscenza concettuale; è significativo - nota l'A. - che, all'indomani del1a guerra del 1914, cc che fu una guerra dei diritti delle 'nazioni', quando si dovette decidere quali fossero le 'nazioni', e quali i loro confini, regnò molta confusione >> (p. 27). Inèlubbiamente, questa mancanza assoluta di schemi concettuali rende problematico lo stesso punto di partenza dell'indagine e cioè l'esistenza di una realtà nazionale; ma qui - sempre secondo l'A. - ci soccorre il linguaggio ordinario, il quale. anche se non ignora i miti della nazione, non tende a costruire teorie, ma mantiene sempre il contatto con l'esperienza, e quindi, pur essendo approssimativo, è cc idoneo a metterci in contatto con i fatti » (p. 31). Nel linguaggio ordinario il ' comportamento nazionale » è qt1ella condotta umana che tende a mettere in relazione tra loro azioni diverse, che possono essere di volta in volta politiche, religiose, artistiche, culturali, giuridiche e così via. Purtroppo il linguaggio ordinario nomina, ma non spiega questa interdipendenza, questo collegamento, e il riunirsi in grt1ppo è visto come un fatto naturale, 1nentre è chiaro cl1e i fatti nazionali sono fatti storici. Tuttavia, proprio perchè il linguaggio ordinarjo non ci fornisce un criterio di selezione dei fatti nazionali, occorre trovare una prima definizione, sia pur provvisoria, della nazione. Secondo l' A. essa è il gruppo degli individui che stabiliscono il collegamento tra diverse esperienze; purchè sia chiaro che il nazionalismo non è nessuna di queste esperienze, ma proprio e soltanto questo collegamento. Soltanto da due secoli, però, la politica l1a istituito questo collegamento, sicchè si rende necessaria la scelta della visuale storica per Fesame del nazionalismo. Poichè cc la visuale della storiografia nazionale ... non distin$ue i fatti nazionali, ma estende a qualsiasi fatto il rilievo nazionale » (p. 47), magari quando questo ancora esplicitamente non esisteva, le storiografie nazionali vanno tutte rifiutate. Piuttosto, quando si passa a fare la storia dello stesso nazionalismo si riesce ad isolare ciò che le diverse vicende nazionali hanno in comune: la fedeltà ad un gruppo, cl1e compare a un certo momento dell'evoluzione storica e prende il nome di nazione. Esso « si trova, a volta a volta, coinvolto in vicende diverse nelle quali, poichè cambiano certi valori ma resta la coesione, la fedeltà al gruppo comporta anche la fedeltà a principi diversi » (p. 48). Dal punto di vista storico bisogna cercare di spiegare cc la comparsa e lo sviluppo dell'atteggiamento di fedeltà ai gruppi chiamati con i nomi delle nazioni » (p. 49). Con questo criterio, infatti, il Kohn l1a potuto dimostrare che il nazionalismo dipende « dalla stretta identificazione politica e culturale dell'individuo co11la sua nazionalità, che si verificò alla fine del secolo decimottavo ed al principio del secolo decimo11ono, e si estese al campo economico solo durante l'ultima parte del decimonono » (p. 50). Alla storia, allora, bisogna porre delle domande precise, e cioè: cc in che circostanze è sorto, come si è esercitato, ed 217 - Bibliotecaginobianeo
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