molto meno irreale di quanto non possa sembrare, giacchè appartiene al legittimo mondo delle previsioni, che è poi quello tipico della buona politica. RAFFAELLO FRANCHINI ALBERTINIM., l-'o Stato nazionale, Giuffrè editore, Milano 1960, pp. 152. « Questo è il paradosso del nazionalismo. Esso comporta una dottrina della nazione, e certe condotte umane, ma i suoi principi, che sono i soli nel nostro tempo a legittimare il dovere di morire e di uccidere, ed in nome dei quali- anche nel nostro secolo è stata effettivamente giustificata la morte violenta di molti milioni di individui, non sono mai stati definiti seriamente, e non consentono attualmente nè di circoscrivere con precisione i gruppi di individui implicati, nè di conoscere seriamente quale sia il legame che stringe gli individui qua11do sentono ed agiscono in modo 'nazionale', nè di dare una giustificazione utile al valore 'nazionale', che ha preso purtuttavia il primo posto nella scala dei valori umani. Milioni e milioni di volte uomini sono morti cruentemente e sulle loro labbra c'era, o fu messa, la parola Francia, Germania, Italia e così via. Essa significava sempre qualche cosa di più del puro comando di un potere politico, però non sappia1no veramente che cosa significasse. Noi sappiamo a11cora con quale motivazione queste parole condannano gli uomini a far coincidere un atto di devozione suprema e di sacrificio totale con la negazione altrettanto totale de'J valori umani implicati; in altri termini non sappiamo perchè queste parole fanno del sacrificio della vita, del morire, un valore proprio quando questo sacrificio coincide con la negazione del valore della vita altrui, con l'uccidere » (p. 33-34). Amaramente attuli queste parole di Mario Abertini, che da sole giustificano l'impegno di dedicare uno studio allo stato nazionale, che esce ora nella « Nuova collana di studi politici » diretta da Bruno Leoni, che fa capo all'Istituto di scienze politiche dell'Università di Pavia. Mentre De Gaulle tenta di distruggere le fondamenta dell'edificio europeo, cl1e uomini come De Gasperi Scl1uman e Adenauer hanno con sagace pazie11za gettato, contrabbandando un'assurda 'Europa delle patrie' e mentre Ehrard nasconde sotto la bandiera del liberismo economico il risorgente nazionalismo tedesco, più attuale che, mai è il problema affrontato dall'Albertini: che cosa è questo stato nazionale, così duro a morire, così carico di vitalità da rinascere ogni qualvolta sembra spegnersi nelle convulsioni di una indiscutibile agonia? Non facile la soluzione, tanto più che, come l'A. stesso rico11osce, « non possediamo nessuna seria elaborazione culturale sullo stato nazionale e sui comportamenti implicati >> (p. 2). Sono state, infatti, studiate le varie condotte ideologiche, liberale, comunista, fascista, cristiana, laica e così via, ma di solito non si è posto mente al fatto che tali condotte potettero prevalere nella misura in cui « raggiunsero fini na215 BibJiotec ginobianco
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