Nord e Sud - anno VII - n. 11-12 - dicembre 1960

viamo infatti molta simpatia per coloro che vogliono ricavare la necessità della federazione europea da idee alquanto preconcette, come quella di cc unità cultt1rale » dell'Europa. Questa unità, come in gran parte anche quella economica, non ha alcun bisogno del quadro istituzionale federalista per sussistere; così come la necessità politica d'istituire una federazione europea non ha bisogno d'essere confortata da più o meno leggendari ricordi d'una Europa unita medievale o illuministica o liberale. A chi come noi, il federalismo europeo si impone come programma politico, le analisi storiche del Beloff non appaiono dunque ten1ibili, anzi in gran parte accettabili. Esse hanno un carattere oggettivo che le mette al di sopra: della polen1ica ideologica e progra1nmatica. Ed è confortevole, seguendole, vedere come non sia affatto necessario fare violenza alla storia, pretendere per l'Europa una unità che non ha mai avuto - chè se ne ha mai avuta una, è stata di tipo del tutto diverso da quella c11eoggi si postt1la - e non sia affatto necessario co truire t1n piuttosto acritico mito dello cc spirito europeo », per concludere nella necessità di federare l'Europa. Anche se il Beloff non trae questa conclusione, le Sl1e analisi storico-culturali non vietano al federalista intelligente di trarla: poichè il federalista avrebbe sempre dovuto considerare l'Europa unita assai più come un dover essere che come un essere (e tanto meno come un esser stato). Che poi il Beloff sia giu tifìcato nella sua· opinione di andar contro molti federali ti con la sua indagine su11aco1nplessa realtà passata e presente dell economia della cultura' e della società europea, si può concedere: 11oichè effettjva1nente il federalismo è abbastanza oppresso dalla pseudostoria e dalla mitologia cultt1rale. Qui egli ha· buon gioco. Non è cl tto però che ahhia buon gioco contro un federalismo più scaltrito e politico meno conservatore e più innovatore. Un federalismo che ponga al centro della sua· ideologia non Ja nostalgia per l'antica « Enropa senza confìni » ma 11n fatto storico l)en reale, la completa crisi politica e morale degli stati europ i nel XX secolo, l'anarchja e l'abisso dell'a~,entura antidemocratica che o~ni giorno di pilÌ si avvicina (ancor più forse, che la grande paura della guerra fredda, cui l'idea federale non è necessariamente collegata bencl1è sia particolarmente fiorita in essa). Un federalismo che lasci agli storici dell'arte stabilire se Santa Sofia·di Costantinopoli sja « arte e11ropea » tanto quanto Notre-Dame di Parigi e ai musicologi se i modi slavi siano altrettanto europei quanto la scala temperata hachia11a (salvo che tali studiosi hanno certo da studiare problemi meno a~tratti della (< europeità » o meno dei fatti culturali). Ad ogni modo si sia o no federalisti lo studiare la storia com'è senza inventare falsi problemi, senza postulare irreali precedenti storici, l'essere insomma onesti e spregiudicati, liberi da ogni ideologismo inutile è comunque condizione indispensabile per conservarsi degni della migliore tradizione europea· - come lo è lo storico Max Beloff. G1ov ANNI FERRARA 211 Bibliotecaginobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==