smo ». Certo, è cc realistico » considerare possibile una collaborazione tra Francia e Italja nell'ambito del Mercato comune, mentre è « dottri- · nario » at1spicare t1na rinuncia di queste dt1e nazioni a buona parte della sovranità politica. C'è tuttavia una modesta realtà di c11i tener conto, realisticamente: almeno uno dei due stati sovrani in q_uestione rischia oggj di disgregarsi e di piombare nella guerra civile; il che, se si verjfìcasse, renderebbe qt1anto meno piuttosto secondaria la questione della collaborazione nel Mercato comune, o gli scambi di borse di studio per studenti francesi e italiani ... Il fatto è che non si può fare un discorso realistico sull'Europa che non tenga in considerazione quelle strane cose irrealistiche che sono la follia, la stanchezza, le necessjtà dell'orgoglio, della fame e della stoltezza. C'è nel realismo del Beloff un ottimismo circa la stabilità e funzionalità degli stati europei che si può, purtroppo, ritenere non del tutto giustificato. Ed è difficile sottrarsi all'impressione cl1e la prospettiva del Beloff si spieghi anche (non certo soltanto) con la nazionalità sua: lo stato inglese non è in crisi, almeno nel senso in cui lo è quello francese, e· in cui potrebbero esserlo quellj tedesco, italiano, belga! Può ben datsi che il federalismo europeo sia oggi un movimento politico imputabile di dottrinarismo, genericità e imprecisione nelle idee e nelle proposte - oltre al fatto che è e rimane un movimento di ristrette élites -; indiscutibile è però la forza che sta nella s11adiagnosi pessimistica, e veramente realistica, circa la possibilità e capacità politica delle cc patrie » europee. La visione beloffiana del processo di integrazione europea presup·pone una lenta, pacifica trasformazione politica dell'Europa, senza che gli stati e11ropei debbano mai compiere apertamente grossi sacrifici alla cal1sa comune - il che è alquanto irrealistico. Più realista, purtroppo, sarebbe allora una concezione del tutto antil!nitaria e anti-integrazionista: più realistico credere che Germania, Francia· e Italia possano tentare di fare da sè, scegliendosi come spazio politico il mondo intero, o il Mediterraneo, o l' .Li\.fricao l'America Latina, o altro. Catastrofico, ma abbastanza realistico, se si vuol con questa parola intendere una corrispondenza' ad effettive tendenze delle classi dirjgenti europee. , La collaborazione culturale, scientifica', economica può attuarsi, almeno i11parte, in qualsiasi condizione politica: ma, sul piano politico, non si scorge via di mezzo tra i più o meno scatenati egoismi nazionali e l'unità inequivocabile d'una federazione. · Assai più che la fondamentale tesi politica, ciò che giustifica il libro del Beloff è la vasta serie di analisi storico-culturali, storico-economiche, storico-sociali, ottime per la chiarezza dell'impostazione. Analisi che dà luogo, alla fi11e, ad una conclusio11e giustamente « neutrale » : dallo studio della ct1ltura e da quello della economia non si può dedurre necessariamente -- come n1olti vorrebbero fare - nè lcr soluzione europea nazionalistica nè quella unionistica. Il che ci sembra perfettamente accettabile anche dal nostro punto di vista federalista. Non pro210 Bibliotecaginobianco
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