a voler essere davvero realisti oggi si deve dubitarne ancor più. La domanda che sorge è perciò se la tesi dell'unione e integrazione non - federalista nel senso accolto dal Beloff sia veramente meno cc dottrinaria » della tesi federalista ... Certo, essa l1a un grande vantaggio esteriore sulla tesi federalista; ed è che i suoi risultati balzano (o balzavano) agli occhi come fatti storici realizzati, come realtà su cui l'osservatore politico e lo sto rico 11uò esercitare la sua jndagine senza essere tormentato dal dub bio d'aver a che 'fare con un fantasma o con una soluzione giacente anc ora << nel grembo dello storia». Non v'è dubbio che la CECA, l'Euratom e i trattati del Mercato Comune esistono n1entre la federazione politica europea non esiste ... Dottrinarismo è però altrettanto il fidarsi esclusivamente della realtà attuale, quanto il fidarsi soltanto dei programmi fondati su fede e speranza. E proprio qui pesa particolarmente la gr ave limitazione dell'analisi politica esercitata in questo libro, da 11oi già sottolineata. Infatti, quando si 1Jarla di Francia, Germa11ia, Italia, Bel gio, Olanda, Lussemburgo, quali indiscussi ed indiscutibili soggetti d'azi one internazionale, si ha certamente l'impressione di cammi11are sul so lido terreno della realtà, quella controllabile realtà cl1e i di11lomatici e i governanti maneggiano e gli storici della diplomazia e della poli tica dei governi studiano. Ma se si esercita una più stringente anche se meno cc disinteressata » analisi della realt~ attuale che sta sotto i governi e le diplomazie francesi, tedeschi italiani ecc., ecco cl1e il terreno comincia a vacillare e il discorso non può più essere sicuro di sè. Sarebbe piuttosto « dottrinario » infatti, parlare della Francia o dell'Italia come di stati in grado di stabilire a lnnao termine t1na polit ica nazionale di collaborazione ed integrazione europea quale quella s uggerita dal Beloff quando si può chiaramente vedere che per un ve rso o per l'altro questi stati si mostrano oppressi da enormi difficoltà n ello stabilire nel proprio ristretto ambito una politica di sopravvivenza. E se è indubbiamente facile denuncjare con1e dottrinaria ogni posizio ne leggern1ente apocalittica, con1e è quella federalista d'altra parte le esperienze di questi ultimi quaranta anni dimostrano che in Euro pa e nel mondo !'apocalissi è diventata materja di quotidiana amminist razione, e la sua eventualità un argomento sul quale nessun uomo p olitico responsabile può fare a n1eno di meditare aln1eno in privato o con gli amici più intin1i - cjò almeno nell'Europa continentale. Sia mo giunti forse al punto che le ben ponderate discussioni beloffia11e su lla integrazione scientifica, eco-nomica, politica, culturale tra pacifiche nazioni euro1Jee ben desiderose d'unirsi per fronteggiare gli eventi 1n ondiali più grandi di loro senza perdere in alcun modo la loro indivjdu alità storica e la loro sovranità politica riscl1iano di apparire (ci si perdo 11i il paradosso) esse stesse alquanto apocalittiche. Esse postulano infa tti una realtà politica futura delle maggiori nazioni europee continenta li piuttosto i1nprevedibile e 1nolto improbabile. La verità è cl1e in una situazione drammatica e co1nplessa come quella attuale è difficile dare un significato preciso alla parola « reali209 Bibliotecaginobianco
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