caro a molti unitaristi europei (siano essi integrazionisti o federalisti o cooperazionisti, ecc.), che preferiscono troppo spesso riunirsi a discutere cc se effettivamente si possa parlare di una unità culturale europea >>, ovvero cc se effettivamente l'attività degli attuali organismi europei possa, settar~ per settore, portare all'integrazione globale » : invece discutere se, poni caso, i parlamenti europei quali sono a come si reclutano dai partiti europei siano ogcri davvero in grado di avvertire con serietà il problema europeo; se la politjca degli Adenal1er ~1ollet, Mendés-Fran_- ce, De Gaulle, De Gasperi, Fanfani, ecc., o dei partiti democristiani, socialistL conservatori da cui è retta l'Europa abbia effettivamente esercitato ed eserciti, e come, una spinta in senso el1ropeistico. Certo, questo tipo di discussioni può portare a conseguenze spiacevoli: tuttavia, è certamente difficile fare in altro modo non diciamo del federalismo, ma solo un'analisi della realtà europea considerata dal punto di vista d\1na possibile federazione (e quindi anche un'analisi con conclusione negativa o limitativa, unionista e non federalista, come quella del Beloff). È ben naturale che la degenerazione probabile di quel tipo d'anc;1lisi che avremmo preferito sia la politicizzazione della discussione; ma è certo che il limite necessario della tendenza che si esrJrime nel libro del Beloff è l'accademizzazione, col conseguente raffredda1nento dell'interesse in chi abbia vivo il senso della realtà. E non si dovrà dire che ·muovendo questi appunti chiediamo al libro del Beloff di essere altro da quello che è: a report prepared at the request of the Council of Europe. I modi di fare una effettiva, stringente analisi del problema europeo sono certamente molti, ma vi sono delle aggiustature prospettic]1e che non si possono in ogni caso abbandonare senza sfasare tutta la visione d'insieme. Possiamo., certamente., spostare le nostre critiche dal Beloff a] gruppo di stud1 europei del Co11siglio d'Europa, e osservare come in quella discussione sia mancata una realistica analisi del più importante fatto cc europeo » : la politica delle classi dirigenti europee, le sue ragioni, i suoi fini, i suoi limiti. Ciò non vale però a ovviare la tendenziale debolezza del libro, che è indiscutilJilmente opera personale del Beloff. Deve essere chiaro, tuttavia. che nel muovere questa critica di scarso mordente nella analisi politica, non intendiamo sottovalutare la limpidezza e la forza di molte pagine, in cui l'espertissimo osservatore della realtà politica esercita le sue notevoli doti. Tutto il capitolo sui « compiti politici ». ad esempio. è un modello di pacata esposizione delle condizioni generali, delle tradizioni storiche, delle varie possibilità e tendenze dei singoli stati a sentire e a volere u11aunione europea. Particolarmente illuminanti, le pagine dedicate ai partiti europei; e così l'analisi delle posizioni dei due stati che - per diversissime ragioni - rappresentano dei casi-limite: l'Inghilterra e la Spagna. Ma non possiamo trattenerci in rilievi troppo particolari. Ogni pagina del libro del Beloff merita d'essere discussa, ogni capitolo è altamente istruttivo, se non altro come colpo d'occhio sulle varie tesi in contrasto, mai soltanto passivamente riportate, ma confrontate e ravvivate dall'inter207 Bi liotecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==