Nord e Sud - anno VII - n. 11-12 - dicembre 1960

nato il libro, per le quali l'autore era tenuto dàl suo compito semi-ufficiale ad un atteggiamento di distacco e di estrema discrezione riguardo alle singole politiche nazionali europee; d'altra parte, la cat1tela professionale di storico lo portava naturalmente a rinunziare a più o meno ardite previsioni sullo svolgimento della politica mo11diale e_deuropea - e si sa quanta parte abbiano le cc previsioni » nel dar tono. alla pubblicistica politicamente impegnata. Tuttavia, il tono cautame11te distaccato del1' analisi politica non è un difetto soltanto marginale del libro, spiegabile con le circostanze esterne in cui è nato o con lo speciale atteggiamento professionale dell'autore. Nel lungo esame della questione cc Europa» - la definizione dell'Europa nei suoi termini geografici e storici, i problemi eco~omici e politici, l'identificazione del comune patrimonio culturale e l'analisi dei compiti che si presentano agli stati impegnati nella politica di t1nione (compiti economici, politici, scientifici, culturali, ecc.) -, ciò cui il Beloff dà veramente troppo poco posto è lo studio delle concrete politiche di oggi e di ieri messe in atto .dai singoli stati, delle condizioni e delle ragioni i11terne di quelle politiche, della crisi generale del sistema statale et1ropeo a base nazionale. Pur dotato di grande esperienza nel campo della ricerca storica e spirito eminentemente cc realistico », il Beloff sembra quasi credere che si !)Ossa trattare compit1tamente dell'Europa e degli Europei senza portare anzitutto e soprattutto l'attenzione stille effettive politiche interne ed estere dei singoli stati europei; anzi, limitandosi a prendere atto alquanto passivamente di ciò che la creazione dei var1 organismi interstatali e soprastatali (dalla CECA all'OECE all'Et1ratom nel '56 ancora da venire) ovviamente testimonia : l'esistenza di un generale spirito cc unitario » nella politica et1ropea di questo dopoguerra. Ora, la assenza - o quanto meno l'assoluta secondarietà - di una organica trattazione di tutto ciò che nell'analisi del problema dell'Europa non può mai mancare: il modo di esistere dei singoli stati, la loro crisi morale e politica, il modo di reagire delle classi dirigenti democratiche e meno democratiche europee alle mille esigenze contrastanti in cui sono impigliate, l'identificazione di ciò che è probabilmente vivo e vitale e di ciò che è evidentemente morto nella tematica adottata dalle cancellerie, dai parlamenti, dalle rappresentanze nazionali negli organjsmi europei: questa assenza nel libro del Beloff sembra giustificata proprio da uno scarso interesse dell'Autore per questo ordine di problemi in quanto si riferiscano alle sorti d'un disegno d'unificazione istitt1zionale dell'Et1ropa. Sembra che per il Beloff l'unificazione europea non sia valido campo per una stringente e realistica analisi storico-politica. È piuttosto il campo per una sottile e cauta critica dei concetti e realtà culturali, dei programmi economici, degli strumenti istituzionali già comunque realizzati o da perfezionare. Campo vastissimo e di straordinario i11teresse, beninteso, ma altresì in pericolo d'inaridirsi se staccato dalla concreta osservazione delle forze politiche e morali in atto. Forse, però, questa nostra critica non è giustamente rivolta al - Beloff, il quale non fa se non seguire un certo tipo di atteggiamento 206 Bibliotecaginobianco

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