il suo problema, e chi abbia' capito con quanta discrezione e signorilità il Kaegi tratta la sua materia, avrebbe torto a meravigliarsene. Il suo compito era di offrire un quadro dettagliato ed aderente delle ragioni per le quali, in un ambiente religioso così impegnato, il nome del Macl1iavelli circolasse così largamente, le sue opere fossero ricercate, lette e ristampate, e offrissero tanta materia di riflessione e di interpretazione critica. E nell'assolverlo, egli ha finito con lo scrivere una pagin8: notevolissima di storia' della ct1ltura nell'età della Riforma protestante. Dovrà esser compito dello studioso interessato a singole questioni, quello di raccogliere certi inviti e di svolgere certe premesse (come non notare ad esempio che meriterebbe di esser ripreso l'accenno a Clapmarius, sul quale troppo poco è quel che si legge nella Staatsason di Meinecke, e che le pagine sul Perna costituiscono un modello di indagine di storia dell'editoria?). Qui non rimane che ricordare ancora una volta la discrezione, la misura e nello stesso tempo l'impegno culturale e civile di questo scrittore di storia, così alieno da ogni pedanteria e da ogni << boria », e così ricco di insegnamenti per chi cerchi di comprendere, senza pregiudizi, la sua alta lezione. GENNARO SASSO MAx BELOFF, L'Europa e gli europei. Edizioni di Comunità, Milano 1960 (titolo originale: Europe and the Europeans, An Internatio1ial Discussions - A report prepared at the request of the Council of Europe, Chatto & Windus, London 1957). Vi sono due modi di esaminare t1n .libro come questo, fitto di quattrocento pagine di analisi e di osservazioni: l'uno, tentare di mettere in rilievo le analisi e le osservazioni più importanti, discutendole; l'altro, discernere il tono fondamentale, il carattere specifico dell'impostazione. È ovvio che in ql1esta sede il modo da seguire è soprattt1tto il secondo (e il primo im1Jegnerebbe il recensore ad una competenza enciclopedica, pari a quella dei singoli gruppi di esperti - politici, storici, sociologi, filosofi, critici, economisti, ecc. - sul cui lavoro l'Autore si è basato per supplire alle lacune della sua pur grande dottrina). D'altra parte, il libro del Beloff ha, a nostro avviso, proprio questa caratt~ristica, di contenere una massa di osservazioni acute e pertinenti, in ogni caso significative, e di non risultare, tuttavia, soddisfacente nell'insieme. Una analisi dei particolari, pur se largamente favorevole, sarebbe in definitiva poco stringente, perchè il libro è uno e come tale va giudicato. È anzitutto necessario ricordare le circostanze in cui il libro è nato: una riunione del gruppo di stud1 europei tenuta a Strasburgo nel 1956 - che faceva seguito alla nota cc tavola rotonda » di Roma del 1953 -, nella quale il Beloff tenne u11arelazione generale fondata sui risultati raggit1nti nella rit1nione stessa. E-d è i11oltre indispensabile tener conto di un altro elemento, l'uscire la traduzione italiana di questo 204 Bibliotecaginobianco
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