non sono esplicitamente menzionati; sono soltanto presupposti sullo sfondo. E poichè non si presuppone se non ciò che si conosce tanto bene da non sentire il bisogno di renderlo esplicito, nessuno dovrebbe commettere l'errore di ritener poco «pensate» e approfondite queste pagii1e di storia della storiografia. Basta d'altronde leggere con un minimo d'attenzione quel che il Kaegi ha scritto sul Ranke, per vedere quale conoscenza lo storico di Burckhardt abbia delle questioni fondamentali della storiografia europea del secolo XIX. Quel che conta, dunque, è che il lettore italiano cerchi di cogliere nel sua insieme il valore di una << tesi storica», senza troppe preoccupazioni formalistiche; perchè, se a volte il modo della dim9strazione può riuscir discutibile, il risultato raggiunto ha u11a sua concretezza che no11si può discutere. Che se poi questa dissociazione tra dimostrazione e risultato dovesse sembrar essa stessa poco dimostrata, non nego che il caso sarebbe disperante; ma il risultato, ancora una volta, non muterebbe I È un peccato che lo spa'zio a nostra disposizione non consenta un esame appena approfondito dei due saggi che il Kaegi ha dedicato alla fortuna di Machiavelli nella Basilea conquecentesca e ad Erasmo nelle interpreta·zioni del XVIII secolo. Si tratta di due saggi esemplari, nei quali la classica forma del « contributo » erudito alla fortuna di un grande scrittore è facilmente superata in quella di un libero e intelligente contributo alla storia di una cultura. Così, nel saggio su Erasmo, gli storici dovranno tener conto delle suggestive oss0rvazioni che, attraverso l'interpretazione di Erasmo, il Kaegi suggerisce su Herder; e in quello sul Macl1iavelli a Basilea, lo studioso del machiavellismo potrebbe utilmente osservare come il « machiavellismo » non sia soltanto quello della così detta teoria della Ragion di Stato. Nella Basilea del Cinquecento, così densa di fermenti spirituali e così dominata da rigide preoccupazioni religiose, la lettura del Machiavelli suggerisce interpretazioni assai interessanti, che anche lo storico moderno potrebbe tener presente per una· salutare lezione di modestia o per capir meglio il vero volto di certe folgoranti « novità ». Così, quando il dotto professore dell'Università di Basilea, Johannes Nicolaus Stupanus afferma che il segretario fiorentino è come quei medici che usano il ferro e il fuoco solo nei casi disperati in cui ogni altro mezzo si rivelerebbe inutile, il tardo studioso del Macl1iavelli vede delinearsi chiaramente un'interpreta·zio11e che, in contesti diversi e con varie sfumature, seguiterà ad essere riproposta tenacemente attraverso i secoli. Il Kaegi, ad esen1pio, vi trova una singolare analogia fin espressiva· con la famos.a osservazione del Ranke in Zur Kritik ne1,erer Geschichtsschreiber (187 4); ed altre se ne potrebbero indicare. Nè toglie ovviamente qualcosa all'interesse della questione il fatto che si tratta, come tutti possono vedere, di un'interpretazione inadeguata (ed ape1ta, per di più, a· svolgimenti bassamente gesuitici!). Certo, tutto preso dalla narrazione di interessanti vicende accademiche o editoriali, il Kaegi non si è curato di trarre tutte le conseguenze implicite nei testi da lui messi in rilievo: non era questo 203 Bibliotecaginobianco
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