Nord e Sud - anno VII - n. 10 - novembre 1960

• il taglio d~l pezzo. Chi riesce a tanto, senza mQstrare la corda di questo artigianale lavoro di bottega ed anzi inducendo j} _lettore a credere alla massima spontaneità, è autentico scrittore di costume: chi non ci riesce (e quanti sono!) è appena un epigo,no, un imitatore, un seguace di mode. Ed ecco allora che il cerchio si chiude: la satira· è letteratura, e chi vuol fare critica di costume deve essere più letterato che scrittor~, se questa antinomia ha un valore: deve avere cioè certe doti di stile, di pazienza, di eleganza che sempre più di rado si riscontrano oggi. A meno che non sappia' supplire con la forza, con la violenza, come fanno Maccari e Cremona nel loro almanacco vallecchiano, L'antipatico. · Allora, in luogo della parola sommessa, arriva l'urlo lacerante, in luogo del sorriso di bonomia, la sferzata irosa, in luogo del giro di frase elegante, la verità gettata in pasto a chi legge, con lo sdegno del tribuno. Letterato finissimo infine è A11gusto Frassineti autore dei Misteri dei Ministeri (Longanesi ed.) che p11r avendo ottenuto uno dei premi Marzotto del 1959 non ha avuto la fortuna di pubblico che merita la sua elegante, barocca satira del mondo assurdo di certa burocrazia. Tutto preso dal gioco della· sua vena, Frassineti - che è stato realmente urta vittima nel « sistema », ave11do iniziato la carriera in burocrazia come alto funzionario di un ente del dopog11erra, poi soppresso, ed è stato retrocesso, senza alcun demerito, a11tomaticamente - ha scritto nei Misteri dei Ministeri pagine da antologia, degne di figurare accanto a quel florilegio ideale sulla burocrazia che va da Gogol a· Courteli11e. Ma esiste per concludere una comune matrice in scrittori tanto diversi fra di loro, come Flaiano, Bianciardi, Frassineti, Cremona? P11r nella varietà degli stili e delle intenzioni ci sembra che si possa, trovare in loro un comune atteggiamento di fronte alla società, a « questa » nuova società italiana, che sembra aver assimilato t11tti i lati negativi delle società di massa (la volga1·ità, la mitizzazione di eroi popolari, il rotocalchismo, un certo qualunquismo morale). Si tratta, in fondo, di una protesta liberale o quanto meno di una protesta contro tutto ciò che di illiberale alligna nel nostro Paese: il fanatismo, la· banalità, i pregiudizi, il sentimentalismo piccolo borghese, la sistematica ostilità contro i valori di intelligenza, di buon gusto, di cc scelta ». Ed è, forse, in questa matrice comune anche la risposta al quesito che ponevamo all'inizio. Come sorprendersi se chi si oppone a questi vizi della società non è popolare? Come scandalizzarsi se la satira non ha successo in un Paese in cui, ad ogni morte di cc divo », si aprono le cataratte della commozione e della retorica? ALBERTO SENSINI I fratelli Parondi in città La sera di giovedì 6 ottolJre, in un cinematografo d'una grande città siciliana, ho assistito anch'io alla presentazione del film « Rocco e i s11oi fratelli », diretto dal regista Luchino Visconti; uri film che aveva già · 68 .Bibliotecaginobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==