Nord e Sud - anno VII - n. 10 - novembre 1960

grafia fisica assai movimentata e su di un lungo passato di vita provinciale ». Nell'Unione Sovietica, ricorda George, cc bisogna definire le regioni, crearle »; e vi sono cc istituti di economia e di geografia » che lavorano proprio in questo senso, che sono impegnati, cioè, nella cc ricerca di delimitazioni regionali che tengano conto delle realtà della geografia fisica, della divisione delle forze produttive e delle strutture già esistenti ». Si tratta, nè più nè meno, « di fissare le basi geografiche di operazioni a breve e a medio termine », della creazione di un nuovo polo di sviluppo, per esempio, o di nuovi insediamenti urbani, conseguenti a trasferimenti di industrie o di mano d'opera. Rjcerche di questo genere, naturalmente, sono di grande importanza ai fini della politica regionale di sviluppo, e non soltanto in Unione Sovietica; ma non sempre purtroppo v1 sono cc istituti di economia e di geografia » attrezzati per assolvere i compiti che detti istituti assolvono in Unione Sovietica. Altre indicazjoni relative alla parte problematica che ci sembra far difetto nel libro di George, esemplare invece per la parte descrittiva, si ritrovano qua e là nel testo, specialmente a proposito dei processi di industriaHzzazione nelle regioni orientali che in conseguenza della guerra sono stati accelerati, perchè tali regioni (Urali, Asia Centrale, Siberia), più lontane dal fronte e non minacciate dall'invasione, cc si sono trovate ad essere regioni di rjpiego di attività industriali »; e specialmente a proposito dei particolari processi di trasformazione del paesaggio e delle società tradizionali in talune regioni, dove si sono risolti difficilissimi problemi di cc sedentarizzazione dei nomadi », per esempio, o problemi di cc alfabetizzazione » delle popolazioni sovietiche etnicamente e linguisticamente più eterogenee rispetto alla regione centrale che è « la culla deJla storia moderna russa » e il cuore del sistema sovietico. E cl1e dire dei problemi di urbanizzazione? Delle « vecchie cittàoasi » che cc hanno perso la loro antica funzione di centri di commercio coloniale » e che cc sono diventate centri amministrativi regionali e si sono industrializzate »; o delle nuove città che qua e là si sono create, al servizio dell'industrializzazione, nel cuore di regioni ritenute del tutto inospitali; o infine di queUe soluzioni che, come è avvenuto a Taskent (e ce ne ha parlato anche Piovene nei suoi « servizi » recenti sulla « Stampa »), hanno consentito di perseguire << il duplice scopo di sviluppare la città in funzione dell'aumento della sua popolazione e di realizzare la sua unità », l'unità della città nuova con i vecchi quartieri da « assimilare >>. Di queste soluzioni e di quei problemi pure si vorrebbero sapere molte cose, più di quante non ne dica il volume di George. Nel quale peraltro manca il senso delle connessioni fra i vari problemi e fra le varie soluzioni, quel senso delle connessioni che invece ha reso veramente pregevoli le opere di un geografo come Siegfried (e che rende pregevole anche un volumetto dagli intenti divulgativi come queHo che abbiamo citato, di Luciano Caf agna, che è uno storico dell'economia: si ve,dano, tra le altre, le pagine sulla conquista delle terre vergini, là dove, per esempio, si parla dei problemi della forza-lavoro e delle conseguenze sui rapporti fra città e campagna che derivano dalla scelta di Kruscev nella politica agraria; si vedano queste pagine e si cerchi poi qualcosa di equivalente fra quelle di George). Non vogliamo ~ire con questo che siamo in presenza 114 Bibliotecaginobianco .

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