cui noi comunemente ci serviamo per interpretare i fenomeni dello sviluppo». Il Di Nardi ha perfettamente ragione nel sottolineare l'importanza di precisare una teoria dello sviluppo economico in grado di illuminare i fatti, come pure quando constata l'urgenza di una revisione ideologica e strutturale dell'ordinamento sociale vigente. Ma qui il discorso diviene senza limiti e, pertanto, generico. Il rapporto fra libertà politica e libertà economica è ancora da riproporre, almeno alla coscienza delle 1nasse. L'aver mitizzato una libertà economica scaduta a privilegio dei pochi è alla radice dell'involuzione dei partiti che un tempo furono detti liberali; la scarsa reattività delle masse diseredate al concetto stesso di libertà è un sintomo preoccupante sia sul piano della politica interna che sul piano internazionale oggi che la guerra fredda potrebbe cedere il passo alla competizione per la pacifica conquista dell'amicizia dei paesi depressi ed ex-coloniali. Nè le strutture sociali basate sulla rigida proprietà privata dei mezzi di produzione, nè quelle basate sul semplice trasferimento allo Stato della proprietà degli stessi mezzi di produzione lasciano oggi spazio sufficiente alla libertà dell'uomo; imponenti processi di revisione ideologica hanno luogo in tutto il mondo, ad oriente come ad occidente. Tutto ciò è vero. Enormi sono le responsabilità della cultura nell'avvertire ed isolare le componenti essenziali della trasformazione storica che sta avvenendo sotto i nostri occl1i per tradurle in termini politici. Ma, purtroppo, l'avvio di una politica di sviluppo in Italia non può attendere che sia compiuto il processo di revisione delle basi della nostra cultura, nè che una « teoria dello sviluppo economico » sia entrata dal portone principale nell'edificio della scienza economica. Alcune scelte di fondo devono essere fatte subito, e con coraggio. In realtà il metodo della « correzione degli errori » presenta dei vantaggi, mentre l'inazione, se pure può costituire una politica economica, non sembra possa portare allo sviluppo. E poichè lo Schema Vanoni costituisce un punto di partenza pressochè obbligato, si dovrebbe cominciare col riempire i vuoti da esso lasciati in vista di scelte successive. È dubbio se veramente possa aversi un cc progresso » sufficientemente rapido senza un pizzico di cc avventura ». Ma è indubbio cl1e non si può avere progresso senza un cc costo ». Occorre precisare col dovuto coraggio chi dovrà pagarlo. Un Piano di sviluppo non è la trasposizione sul piano economico del parto indolore, come sembra talora postulare lo Schema Vanoni. .. 91 Biblioteca Gino Bianco •
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