Nord e Sud - anno VII - n. 5 - giugno 1960

• sentanti di t1na cultura economica moderna (ad esempio, La Malfa, Tremelloni o Riccardo Lombardi) non provengono soltanto dai settori della destra, ma sembrano comunque trarre origine da una tradizione e da un passato più che remoti, vivi soltanto come sottofondo emozio11ale di larghe porzioni dell'elettorato. L'accordo su taluni provvedimenti di base, quali un efficace controllo sulle deformazionì di potere che derivano dalle strutture monopolistiche dell'economia, e la nazionalizzazion-e delle fonti di energia - che costituisce l'attuale spartiacque fra destra e sinistra - si riferisce ad alcune premesse, 11ecessarie, ma non le sole, per avviare una seria politica di sviluppo in cui, fra l'altro, la politica meridionalista dovrebbe risultare organicamente inquadrata, senza residui. È dubbio se questi provvedimenti, da soli, sarebbero sufficienti ad evitare il logorio che l'incertezza sulle linee di una politica economica generale potrebbe portare in seguito, e che, come nel gioco del fiammifero, potrebbe bruciare le dita dell'ultimo incauto giocatore. Un Governo conservatore può comunque contare sull'appoggio di certi larghissimi settori stagnanti dell'opinione pubblica: i suoi programmi si basano sempre su alcuni luoghi comuni, chiari per quanto falsi, come appunto chiari e falsi sono i pregiudizi. Ma l'opinione pubblica che sostiene il centro-sinistra laico, una minoranza inquieta ed esigente, non si contenterebbe di un elenco di speranze e di buo11e intenzioni: essa esigerebbe chiarezza di idee e provvedimenti concreti. Tali provvedimenti concreti non possono però esser varati contro il blocco dei consumatori di tutti i partiti - con tutto quello che ciò comporta nella nostra prassi parlamentare - se non si hanno idee che non solo sembrino, ma siano chiare, fra le file stesse dei parlamentari di centro-sinistra. . È ovvio che una politica democratica di sviluppo economico implica la partecipazione dei gruppi che rappresentano gli interessi economici e di categoria degli imprenditori e dei lavoratori, a cui lo Stato deve poter richiedere l'assunzione di precisi impegni nell'ambito delle 1ispettive responsabilità. Va dato atto alla CISL e ad alcuni esponenti della sinistra democratica di aver posto il problema con sufficiente efficacia. Ma se non si vuol correre il rischio di una ricaduta nell'ambito di un deteriore corporativismo - verso cui non solo la dottrina, ma la stessa pigra struttura amministrativa italiana è singolarmente ricettiva - .è necessario che il Governo stesso avvii la discussione con un suo punto di vista ben chiaro (e non solo, come oggi, senza alcuna direttiva e sulla base di statistiche, spesso di parte). 89 Biblioteca Gino Bianco

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