Nord e Sud - anno VII - n. 5 - giugno 1960

autonomia di quanto, nello stesso periodo, non gli concedéssero i n11clei più ristretti, basta por mente, oggi, al confronto· tra la famiglia patriarcale veneta e quella contadina meridionale: dire che l'individuo, nella prima, si muove entro più angusti limiti di iniziativa e conosce più accentuati motivi di soggezione psicologica, è quanto meno gratuito. I Verginesi di Bacchelli non sono certo meno civili (perchè in definitiva è soltanto una questione di civiltà) dei Valastro di Verga o di quella miserabile famiglia contadina, chiusa e imbestiata nella sua feroce ignoranza, descritta da Lampedusa nel suo Gattopardo. Del resto, i motivi che talvolta ci fanno preferire gli aggregati familiari più complessi sono già stati esaminati dal Banfìeld, la cui opera il Lacalamita ignora o perlomeno finge di ignorare. Per tornare al discorso del cc nipotino di padre Baget », dalle sue premesse - ed è l11i stesso a riconoscerlo - derivano talune conseguenze di ca~attere negativo. Anzitutto il sisteI?a dei rapporti econo- · miei - tutto imperniato sull'economia di consumo e sull'azienda familiare - si manifesta come un sistema di pura conservazione, incapace di svilupparsi e tendenzialmente statico 40 • Perchè esso· possa resistere devono darsi d11e condizioni: « ... anzit11tto che siano disponibili ... sufficienti risorse di lavoro cui applicare il capitale-lavoro, in modo da garantire sufficienti consumi ai nuclei familiari; e in secondo luogo che i bisogni di cons11mo rimangano statici nell'insieme del sistema, non subiscano sviluppo storico » 41 • Inutile ricordare - continua l'A. - la genesi e i motivi della crisi in cui versa, da secoli, il mondo contadino meridionale; quel che interessa notare è il fallimento di t11tti i sistemi che hanno tentato di imporsi a quello tradizionale, per la loro stessa incapacità di cc far proprie in forme più moderne quelle medesime verità accanto alle :....nuove verità: cioè di porsi come sviluppatrici del40 Diversamente SANTOMAURO: cc In effetti non si tratta propriamente di una situazione cristallizzata, insensibile ad ogni iniziativa dì sviluppo e priva di interne spinte evolutive, ma di una società che cresce molto lentamente poichè gli elementi che la innovano si stabilizzano solo se ottengono il sonsenso delle comunità di base e solo se non appaiono troppo estrinseci e quasi estranei>> (pag. 73). 41 LACALAMITA, op. cit., pag. 25. La seconda condizione sarebbe venuta meno con l'anarchia feudale e gli abusi che ne derivavano, subito dopo la caduta della Monarchia normanno-sveva. Ora, se si pensa che, almeno a quanto afferma l' A., la 1 cc civiltà contadina del Mezzogiorno si sarebbe affermata tra l'VIII e il IX secolo n, si dovrà convenire che essa ebbe un assai breve giornata, e un'agonia trascinata per più di settecento anni. 36 BibliotecaGino Bianco

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