Nord e Sud - anno VII - n. 4 - maggio 1960

adesione al partito all'interno del quale vuol scegliere, e sceglie, il suo candidato : e cosa è questo se non il riconoscimento che al di fuori dei partiti non esistono altri strumenti per organizzare l'opinione politica o per consentirle di esprimersi? E non serve osservare, come fa l'Einaudi, che negli Stati Uniti all'indomani delle elezioni i partiti scompaiono completamente, o che il presidente e i membri dei comitati nazionali dei partiti stessi non hanno alcun potere nel tempo tra un'elezione e l'altra. Queste affermazioni sui comitati nazionali sono irrilevanti per la semplice ragione che il capo del partito non è già il presidente del comitato stesso, ma il candidato alla Presidenza della repubblica: e una volta cl1e quest'ultimo è divenuto il Presidente degli Stati Uniti, egli continua ad essere capo del partito, oltre che capo dello Stato, e la sua amministrazione (ricordandolo ricordiamo una cosa addirittura ovvia) è per molti aspetti una amministrazione partigiana. Non solo : ma si deve aggiungere che, per una buona parte della scienza politica americana più recente, uno dei difetti dell'attuale sistema americano deriva proprio dal fatto che, mentre il partito che è al potere ha una sua stabilità ed efficienza di direzione poichè il presidente eletto ha una potenza enorme nelle sue mani, il partito che esce soccombente ha lo svantaggio di non avere questa stabilità ed efficienza di direzione: di qui, si dice, deriva uno squilibrio grave nella dialettica tra amministrazione ed opposizione, una deficienza di dinamica autentica nella lotta politica che sarebbe nell'interesse generale eliminare, rafforzando proprio le strutture partitiche! Del resto per gli Stati Uniti il problema, come ricordavamo in un numero precedente di cc Nord e Sud », si pone in termini un po' diversi che per l'Italia, nel senso che i partiti non vanno considerati al livello nazionale, ma a quello degli stati: e infatti, studiati a tale livello, il peso, l'autorità, l'importanza delle strutture partitiche si rivelano, agli occhi candidi e smarriti di coloro che sull'America non sono andati oltre Lord Bryce, improvvisamente, rilevantissimi. Se queste premesse sono esatte appare evidente che una delle garanzie fondamentali dello svolgimento della vita democratica di un paese non è già la scomparsa o il letargo dei partiti all'indomani delle lotte elettorali, ma è, invece, la loro permanenza , anche oltre le lotte elettorali, perchè non si abbiano interruzioni nell'attivita di organizzazione dell'opinione politica, nè colpi di arresto· nella trasmissione, dalla base ai vertici della piramide politica, delle tendenze di questa opinione politica organizzata. V'è un punto del suo articolo in cui Luigi Einaudi sembra addirittura contrapporre partiti e parlarr1ento, mostrando di pensare che i secondi rappresentino t1n'opinione politica organica e i primi invece una massa disorganizzata: ma, paradossalme11te, si potrebbe dire che è vero proprio il contrario, poichè i rappresentanti dei partiti ·sono certamente più omogeneamente rappresentativi degli iscritti, di quanto i deputati non lo siano del corpo elettorale. Il problema italiano non è, dunque, quello di una degenerazione dei partiti politici, ma quello di una.loro organica integrazione nelle s~rutture istituzionali sulle. quali 69 Bibliotecaginobianco

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