Nord e Sud - anno VII - n. 4 - maggio 1960

gano al concetto di cc crisi della natura » . Ecco che le sue marine sono pietrificate e caotiche, i suoi grigi e i suoi biancl1i non hanno altra sensibilità che quella attuantesi su petrosi marciapiedi cittadini; la visione è veloce, istantanea, traumatizzante; « il mare che dipingo - affermava Marin - può anche non essere un mare, ma è un mare, non una astrazione »; e ciò è vero : la sua visione è il povero recupero della natura dell'uomo urbanizzato, resa in una scarnificazione senza· compromessi. Anche se si rifà al Seicento, come in cc Marina » (1951)., si sente in Marin un senso di irrevocabile drammaticità: il giostrare della luce dal cielo al mare è testimonianza d'una natura ormai vanificata. Già da Shahn e da Marin si potrà intendere che la realtà non è più ritrovabile sul piano dei rapporti sociali, sul piano delle apparenze, su quello delle cose comuni. I rapporti sociali sono falsati, le apparenze bugiarde, le cose stesse quasi eguali al nulla. Solo sul piano delle essenze, andando oltre le cose, sarà possibile trovare il volto proteico de ]la verità. Si intenderà allora il valore di Pickens, ranoresentato nell'esposizione da due ottimi quadri. Ci soffermeremo sull' « Acrobata >>., una pittura che è forse la più controllata della mostra., per senso dei volumi e precisazione dello spazio., oltre che per trattenuta e sapientissima emotività del colore. L' cc Acrobata », creatura mostruosa a due teste, ripropone, attraverso la crudele metafora .. il mito della condizione medusea: e, più precisamente, il senso dell'a1nbiguo. Ancora in quel circo che, da Seurat a Cha~all, semore ritorna nell'arte contemnoranea, prende vita l'immagine inconscia dell'uomo~ appeso ad un filo, in un mondo impoverito e bn1no la sua vita è ormai regolata da due teste: il volto naturale.. rovesciato, impietrito dal terrore., impossibilitato al pensiero che modifichi il reale, e t1n nuovo volto spento, velato volto dell'incoscienza, che persino può giunP'ere a una pregnanza eroticamente negativa come identjfìcazione dell'umano col sesso. Il quadro di Pickens, nella dialettica disperata tra i d11evizi, nella relazionalità tra le braccia aperte e le gambe divaricate, nella snazialità stessa dello sfondo perdutamente cavo, si rivela come una delle fonti più forti ed originali opere dell'arte contemporanea: fino i particolari - come i piedi finemente disegnati - vibrano d'un sussulto demoniaco che è condanna per la caduta nella prigione dell'irrazionale. St1perando la narcosi a c11i è facile abbandonarsi, nell'attuale stadio di accademismo informale, sarà t1tile accennare ora ad Arthur Dove, uno dei pionieri dell'arte americana, pressochè sconosciuto in Italia, e che le organizzazioni o i mecenati d'America farebbero bene a riproporre in Europa. A testimonianza della recente monografia di Frederick S. Wight, la pittura di Dove si svolge su un piano di intensa originalità, schiva da imprestiti e influenze culturali, ricca di fantasia e di sensibilità. Alcuni suoi quad1i possono benissimo stare vicino a dei Klee o dei Kandinsky. Ma il pu11to che ci pare di maggior considerazione è che i quadri di Dove hanno, oltre la ragion pittorica, un valore che 45 Biblioecaginobianco

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