Nord e Sud - anno VII - n. 4 - maggio 1960

da commercialismi di mercato o da pregiudizi di corrente: un'attivita dunque positiva, e da apprezzarsi particolarmente, in quanto unica nella città. Che ne è stato di questa iniziativa? Se l'esperimento aveva certo i suoi pericoli e le sue difficoltà, con un senso lungimirante della necessità di un progressivo, lento lavoro di sedimentazione, si potevano superare i cc deficit» quali l'incomprensione di certo pubblico o l'esiguo volume delle vendite. Il programma non poteva prevedere un raccolto a scadenza immediata, ma doveva riferirsi a un dissodamento e a una semina del terreno. In prosieguo, i risultati sarebbero stati fruttevoli. Non è stato così: la Galleria non prosegue più la sua attività: esempio del come, senza sacrificio e senza cc fondi perduti », non è possibile operare per il Mezzogiorno. Ma esempio, soprattutto, di mancanza di fede nei valori umani e di cultura: con un altr'anno di attività, Napoli avrebbe potuto avere un luogo che, istituzionalmente, l'avrebbe riscattata dalla -sua assenza' nel campo delle arti d'oggi, e che sarebbe potuto essere nucleo germinativo di attività per il domani. Gioverà ora esaminare un caso opposto. È quello del « Gruppo '58 », comprendente i migliori artisti della giovane generazione napoletana, intorno ai quali già ci soffermammo su qt1este pagine. Mentre essi si fanno conoscere sul piano nazionale, non si sono ripresentati nella città da un anno in qua, soprattutto a causa delle difficili condizioni generali. La loro presenza si restringe allora ad una rivista d'arte d'avanguardia, « Documento-Sud », che merita di essere lumeggiato in questa sede per il suo significato sintomatico. Di primo acchito, « Documento-Sud » si presenta come una reviviscenza di forme e di modi surrealistici e Dada. Una forma di insofferenza, dunque, e di ribellione alla situazione sociale precostituita. Una maniera di cc essere nel Sud », che riconquista persino dati e caratteristiche locali su di un piano generale: così in certi motti partenopei, intitolati cc Saggezza-Sud », che vanno dall'elogio alla pazzia (pazzia d'ordine esistenziale, s'intende) del « Pazzo chi joca e pazzo chi nun ghioca >>, all'amaro « Chi fatica, magna; chi nun fatica, magna e beve », fino al tragico sentenziare di « 'A voglio fà fenì' propio nera 'a jurnata ». Manifestazioni codeste, che traggono movimento ed essenza, prima di tutto, dalla sconsolata sorte del Mezzogiorno, talcl1è imprestiti culturali da Rimbaud a Lautréamont, da Breto-n a Joyce, significano ancor prima di un ricollegamento alla tradizione europea, il prendere coscienza del1' assurdo e della negatività della condizione cc sospesa » - non ancora moderna, nè più veramente antica -- dell'Italia meridionale. Svelatasi ormai fallace la prospettiva di un'arte neorealistica, e mostratosi inco-ngruo il mito neoplastico e razionalista (tipico d'una società fondata sulla rivoluzione industriale, mentre il Mezzogiorno ne vede gli albori) - gli artisti del « Gruppo '58 » hanno preferito rifarsi a quella corrente nihilistica che trae origine dai poeti maledetti dell'Ottocento francese, per arrivare, passando per Dad.a e il Surrealismo, fino ai nostri 41 Bibliotecag inobianco

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