sovratutto ai giovani, ciò che è un grave sintomo del costume, dei rapporti, del conto in cui è tenuto il lavoro intellettuale »· (p. 26). Ma la scelta fatta nòn eliminava i dubbi, li accresceva. cc Per un intellettuale, escluso il fascismo, e possibile mantenere un atteggiamento critico di fronte al marxismo?» (pp. 24-25). Dai suoi compagni di lotta egli non era meno lontano che dai suoi avversari. Le uniche certezze gli venivano offerte dal triste spettacolo della rinascente reazione: « Intanto i giornali nazionalistici delirano di "Italia madre delle genti", di impero, di dominio spirituale ecc. È il solo momento in cui v·orrei essere di un altro paese, per riderne col dovuto disprezzo per allievi che non imparano mai la lezione» (pp. 20-21). Era troppo poco, non bastava a « sollevare il mondo » la nitida coscienza di aver ragione dinanzi agli ultimi guizzi di coloro che la storia aveva condannati per sempre. Ed allora ecco subentrare quei momenti di pessimismo assoluto che sembrano talvolta dare il tono dominante al volume: cc No, la storia non ha senso. Ne ha molto di più la vita, se non altro per questo, che quando non ci si crede più, ci si accomoda a mostrar di credere e, perchè ci sono i ragazzi che hanno bisogno d'una -fede, se ne fa una favola» (p. 23). « Non si aspetta più niente se non i delitti del giorno dopo » (p. 82): l' epicedio sembra definitivo. Ma Alvaro continua a credere alla « favola della vita »; e ne fa fede l'infittirsi degli interessi, delle realtà che testimoniano questi cc Appunti di lavoro ». Se la politica sembra campeggiare nelle prime pagine, dopo la sofferta delusione del '48 cede sempre più il posto a un desiderio di comprendere « tutto » di questo paese imprevedibile: e si susseguono, si aggrovigliano notazione di stati d'animo, di costume - dal1a moda femminile al teatro, la più cc sociale delle arti - progetti poetici, narrativi in fo~a schematicissima, da ziba~done, valutazioni storiche, morali. Vi è in particolare, una vera e propria galleria di ritratti, fatta di una serie di giudizi calzanti, veloci, essenziali su letterati, politici, commediografi, pittori: da Amendola a !ovine, da Gramsci a Gobetti a Picasso. C'è posto per una monografia in queste parole di Alvaro : « Alla vernice della mostra di Picasso, dicevo che questo pittore è un violatore di tombe, cioè di civiltà, col suo saccheggio di tutti i motivi religiosi e iniziatici e popolari di ogni paese, e che andrà all'inferno di tutte le religioni» (p. 118). E temi, spunti che hanno il respiro di brevi saggi sull'argomento, sia che si tratti del ruolo dei tecnici e della loro libertà di coscienza nel mondo moderno, sia che venga spietatamente denunciato il populismo d'accatto di tanta letteratura contemporanea. E poi accanto ai disegni, ai progetti, alle attestazioni di maturità - cc Come da giovane mi sentivo crescere fjsicamente, ora sento che cresce l'animo » (p. 69) - che dànno a pieno il senso di una personalità che attendeva ancora di dare il meglio di sè, le « ingiustizie », quei giudizi non sottoscrivibili, ma comprensibili in chi era ossessionato dalla necessità di capire una società folta di aspetti sgradevoli, persistenti a tutte le rivoluzioni. Un uomo per il quale il cc da fare » era infinitamente più in1portante del « già fatto » può scrivere queste cose: « Il solo risultato delle grandi crisi italiane è un risultato grammaticale e ortografico. Si dice 'fascistico' e 'comunistico' e 'socialistico'. Tutto sommato, Croce non ha insegnato altro » (p. 47). 110 Bibiiotecaginobianco
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