Nord e Sud - anno VII - n. 1 - febbraio 1960

La questione dell'Acquedotto Campano vista da Campobasso Nel corso di una mia recente inchiesta su Napoli ebbi modo di afferma-re, a proposito dell'acquedotto campano, che l'opera non era stata completata non già per l'opposizione del Molise, come si scrisse a Napoli nei giorni della « grande sete », ma percl1è la Cassa del Mezzogiorno vi si era jmpegnata senza attendere una· precisa definizione amrr1inistrativa della pratica: sicchè è bastata una sconclusionata cc denuncia» dell'Amministrazione provinciale di Campobasso per costringere la Cassa a dover fermare, da qualche anno, i suoi lavori. La sostanza delle mie critiche non era tanto nel rilievo intorno alle responsabilità della Ca·ssa quanto nella polemica contro le classi dirigenti meridionali e contro l'odierna specifica aggravante del loro mal governo, che è da ricercare nel caos e nel lassismo dell'amministrazione centrale. Il Presidente della Cassa, invece, forse ravvisando nelle mie critiche all'Ente il principale obiettivo della polemica·, replicò con una rettifica, nella quale, da una parte riaffermava l'esatta osservanza delle leggi nelle iniziative della Ca·ssa, dall'altra polemizzava aspramente con gli ambienti molisani responsabili per il fantasioso piano di sfruttamento del Biferno, presentato da quell'Amministrazione provinciale. Ebbi modo di far notare al prof. Pescatore, postillando la· sua rettifica, che, se dal 6 agosto 1949, data dal parere emesso dal Consiglio superiore dei LL.PP., ad oggi, cioè in più di dieci anni, il Ministero dei LL.PP. non aveva deliberato in merito alle acque del Biferno, veniva implicitamente confermata la mia tesi, della mancanza di coordinamento tra le branche amministrative dello Stato· e che, se la: sospensione dei lavori in un tronco « del canale principale del campano » dipende dal fatto che il suo dimensionamento è condizionato « dalla quantità di a:cqua del Biferno che esso deve trasportare », la mia tesi riceveva una seconda conferma. Tuttavia ribadii che il problema più importante, per me, non stava nè nell'episodio, nè nella tesi e nelle conferme che essa riceveva: bensì nel carente funzionamento del meccanismo statale e nel vecchio e sempre aperto problema· delle classi dirigenti meridionali. Per questo mi sembra che l'episodio Biferno meriti ulteriore e più vasto esame proprio in termini di polemica salveminiana; sicchè, lasciando da parte il fare della Cassa e il non fare di Napoli, credo potrà riuscire utile (specialmente a quanti pensano che il problema meridionale, prin1a ancora che di infrastrutture o di capitali, sia problema di classe dirigente) essere informa ti sulle attitudini e sulle capacità, 97 Bibliotec~ginobianco

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