Nord e Sud - anno VII - n. 1 - febbraio 1960

.. lidato, nonostante le insufficienze della classe dirigente di governo. Affermare ciò non significa nascondersi le defìcie11ze che chiunque può riscontrare in ogni campo della vita pubblica. Noi sappiamo che le strutture democratiche del paese restano tuttora gra-cili e che altre mi11acce ed insidie la democrazia italiana già trova sul st10 cammino; sappiamo che quel processo di liberalizzazione della vita· pubblica nell'Italia 1neridionale che abbiamo considerato come un imperativo morale prima che politico per le nuove classi dirigenti italiane, è ben lontano dall'essere avviato; sappiamo che le cc due Italie » esistono ancora, prima che come due modi di essere delle condizioni materiali del paese al Nord e al Sud, come due diverse condizioni umane e morali delle popolazioni settentrionali e meridionali. Così, ci rendiamo conto degli elementi negativi della situazione attuale, nè ignoriamo finalmente che, negli ultimi anni soprattutto nel Mezzogiorno il governo l1a ceduto di fronte al sottogoverno; che tra direzione politica nazionale e masse meridionali si è di nuovo formato il diaframma· di consorterie locali inette e screditate; che in complesso il Mezzogiorno ha ancora una volta pagato per il generale progresso del paese. E tuttavia, pur non nascondendoci le passività di un simile bila11cio, come si è accennato, riteniamo considerevoli gli aspetti po itivi della situazione odierna. Tra il '54 e il '60, tra l'anno in cui già stava affievolendosi la carica riformistica del periodo precedente e l'anno cl1e si apre con le polemiche sull'apertura a sinistra, sono venuti a· collocarsi alcuni avvenjmenti destinati ad esercitare una notevole influenza sul futuro della dernocrazja italiana. Anzitutto v'è stata la liquidazione morale del frontismo. Intendiamoci: il P.C.I. potrà ancora prendere voti nel Mezzogiorno, la promozione politica dei ceti sottoproletari più depressi potrà ancora passare attraverso l'adesione al comunisrno. Ma, almeno fino a quando vi sarà una maggioranza autonomista nel PSI, e malgrado un governo come quello dell' on. Segni, l'equivoco del fronte popolare come strumento i11sostituibile del progresso del paese, la IJretesa del cc frontismo » di presenta14 si erede della tradizione democratica e liberale non possono più essere accreditati come una volta. E con la crisi del frontismo sembra ve11uta meno ancl1e la causa della disintegrazione delle forze della democrazia meridionale. La novità più importantte della situa-zione attuale potrebbe consistere appunto nella disponibilità di forze nuove, di sinistra, per una coraggiosa politica di sviluppo democratico. Oggi si discute se bisogna considerare il P.S.I. acquisito o meno allo schieramento democratico. E probabilmente intorno al P.S.I. si 17 Bibliotecaginobianco

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