roso rilevare, in conclusione, come i termini della vertenza, così come sono stati presentati al giudizio del pubblico, e cioè « autorità dello Stato - dignità della Chiesa », siano stati assunti impropriamente. Il rinvio d'una cerimonia non compromette le ragioni dello Stato, nè quelle della Chiesa; il battibecco fra due correnti politiche, entrambe preoccupate di far leva sui sentimenti religiosi, o meglio sugli interessi devozionali, per difendere o, per estendere la loro influenza, non comporta gravi conseguenze nè per lo spirito religioso, nè per la coscienza democratica. Non si tratta, malgrado si faccia la voce grossa, d'un dibattito su questioni fondamentali e su atteggiamenti decisivi, quali ne conobbe l'Italia in altre ricorrenze del venti settembre, quando ciascuna delle due parti in causa, lo Stato liberale e la Chiesa universale, aveva le sue alte ragioni da pro·pugnare, e la coscienza italiana appariva dominata dalla tensione morale creata dalle esigenze della conservazione religiosa e del rinnovamento civile. Adesso, la situazione è ben diversa, ed è forse lecito chiederci, in coscienza, se si è fatto un passo avanti o uno indietro, rispetto all'Italia dei tempi di quel mite e santo uomo che fu Pio X: il quale, assistendo alla disputa dalla sua nuova chiesa, ed aspettando che si decidessero a riconoscere i suoi diritti di vero titolare, chissà frattanto che cosa ne avr~ pensato. VITTORIO FROSINI [87] i liot ca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==