rEuropa non può contare solo sulle sue tradizioni umanistiche, ma deve adeguarsi , al nuovo corso che è causa e ad un tempo effetto dell'evolversi della civiltà. Alla LTnione Europea, per la carenza sostanziale di mano d'opera di alcuni paesi, l'Italia apporta un prezioso e cospicuo potenziale di forze di lavoro che dovranno essere utilmente ed economicamente inscritte tra i fattori determinanti del progresso della nuova Comunità; ma, per raggiungere questo risultato ed evitare la pericolosa dispersione di questa energia, occorre addirittura capovolgere, nel più breve tempo pcssibile, il rapporto numerico tra lavoratori qualificati e lavoratori generici» (12). E già quasi tre anni or sono·, l'Ing. Quintieri, Vicepresidente della Confindustria, puntualizzava questo nuovo orientamento in materia di politica economica, asserendo che << la disponibilità di mano d'opera qualific~ta si appresta a divenire in Europa un forte richiamo alle installazioni di impianti per la trasformazione di materie prime, importate da lontani mercati di approvvigionamento». (13) Da queste autorevoli. testimonianze sembra risultare una notevole convergenza di vedute sulle seguenti proposizioni fondamentali: L'ipotesi l~beristica secondo la quale le nuoye imprese tendono a portarsi verso le regioni a salari meno elevati, se trova una netta smentita nel concreto evolversi del processo di industrializzazione europeo, è destinata a dimostrarsi ancora più irreale in avvenire, data la costante riduzione del costo del lavoro in rapporto ai costi globali di produzione; Dato che la somma delle capacità tecniche degli uomini rappresenta il fattore strategico dello sviluppo e il motore del processo produttivo, il prinçipale stimolo alla installazione delle imprese sarà dato dalla disponibilità di mano d'opera qualificata e di dirigenze efficienti, indipendentemente dal livello delle loro remunerazioni; - Inversamente, la carenza di questo capitale umano costituisce il massimo fattore limitativo dello sviluppo, cui si può imputare precipuamente l'avvio di una spirale depressiva, che determina il processo di sottosviluppo; L'esistenza di aree depresse incide sfavorevolmente su tutto il sistema economico cui questa area è collegata; in effetti, l'esistenza di vaste zone di sottoconsumo restringe di altrettanto il mercato potenziale, riducendo così la po-ssibilità di razionale espansione delle strutture produttive esistenti nelle regioni più industrializzate e progredite. Siamo così pervenuti ad individuare un complesso di elementi, strettamente interdipendenti, e che presentano un rilievo particolare per chi (12) A. de Micheli: « Discorso all'Assemblea Annuale della Confindustria», 17 febbraio 1959. (13) Relazione dell'Ing. Q. Quinteri al Convegno della Camera di Commercio Internazionale, 16-19 marzo 1957. [108] Biblioteca Gino Bianco
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