Nord e Sud - anno VI - n. 59 - ottobre 1959

investimento ai pur modesti capitali accumulati in Italia, era tuttavia ampio abbastanza da consentire al capitale straniero investimenti crescenti, il cui reddito annuo viene calcolato a 181 milioni nel 1881-85, 224 milioni nel 1886-90 e 220 milioni nel 1891-95, mentre il reddito degli investimenti italiani all'estero restava ·stazionario sui 15 milioni annui fra il 1881 e il 1890, per poi salire ad appena 18 milioni nel quinquennio successivo: ciò che basta a caratterizzare l'Italia, ancora in questo periodo, come paese importatore e non certo esportatore di capitali. Manca cioè la condizione storica essenziale perchè il diretto investimento di capitale bancario nell'industria possa autorizzare a parlare di cc imperialismo»; e che l'« imperialismo» non possa essere caratterizzato dalla sola esistenza di· quel tipo di investimento lo dimostra l'esempio di non pochi fra gli stessi paesi sottosviluppati, dove la « simbiosi » fra capitale bancario e capitale industriale si è egualmente realizzata in misura riilevante. Ma i tentativi di dimostrazione del Sereni meritano di essere esaminati più da vicino, per le prove ·che essi forniscono dei rnetodi che il senatore comunista crede lecito adoperare in sede di ricerca storica e scientifica. Sul piano generale, la prova che già verso il 1880 si manifesta un pericoloso arresto nello sviluppo mercantile dell'economia italiana (5) si troverebbe, per il Sereni, nell'andamento del rapporto percentuale fra commercio speciale e prodotto lordo interno, che dal 17,5% del 1861 passa al 22,8% del 1871, per poi segnare nel decennio successivo un accrescimento meno rapido, dal 22,8% al 25,6%, raggiungendo il 26,7 % nel 1887, per poi ridursi nel decennio successivo, in modo che nel 1901 esso rappresenta solo il 25,8% del prodotto lordo interno (6). Per ciò che riguarda il periodo (5) Si osservi la patente contraddizione tra questa affermazione e quanto il Sereni, più persuasivamente, sosteneva nel suo •« Capitalismo nelle campagne», Torino, 1947, pp. 235, 275, 76, dove, dopo aver sottolineato la crescente diffusione dei rapporti monetari nell'agricoltura già verro il 1876, anche in regioni quali la Sicilia, come momento di un processo destinato a svilupparsi dopo quella data, si afferma · che la crisi agraria, appunto verso il 1880, « per la stessa particolare gravità che essa assume in Italia accelera straordinariamente, nelle campagne italiane, lo sviluppo del capitalismo, di cui essa - affrettando la decomposizione dei tradiziona.Ji rapporti di proprietà e di ·produzione - diviene uno degli agenti decisivi » (il corsivo è no.stro). (6) Anche a questo proposito tutt'altro discorso si leggeva nel già cit. « Capita~ lismo nelle campagne», ,p. 49, in cui il Sereni, dopo aver ricordato il rapido sviluppo del commercio internazionale italiano fino al 1876 aggiungeva: « p1 iù tardi il mutamento in senso protezionistico della •politica economica frenerà l'ulteriore sviluppo dei traffic~; ma l'economia italiana è ormai strettamente legata all'economia mon- · diale ed anche l'accentuazione della politica protezionistica non varrà ad arrestare lo sviluppo del commercio internazionale, che nel 1900 supererà i tre miliardi». [77} Biblioteca-Gino Bianco

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