Ebbene, è al centro dell'uomo che ha cercato di ricollocarsi Rea con questa sua « Vampata ». E vi s'è ricollocato in primo luogo attraverso il tema della morte, un tema i,idotto al suo nudo sgomento esistenziale, lo sfarsi d'un corpo, il chiudersi in sè d'un essere, la sofferenza, la solitudine. Noi crediamo che pochi lettori ·sapranno sottrarsi alla presa commossa delle pagine dedicate all'agonia e alla morte di Rita Rigo. Come siamo convinti che sono rari nella nostra narrativa risultati di pari forza e di pari pietà, di pari tenerezza e di pari orrore. E poichè non si tratta d'un momento isolato del libro, ma della chiave di volta dell'intera storia, è a partire da essi che bisogna cominciare a giudicare « Una vampata di rossore». La quale, se non perde mai le sue caratteristiche di libro nato e radicato nel nostro Sud, sale poi a misure che vannd al di là d'ogni qualificazione regionale proprio in virtù dell'incombere quasi metareligioso della morte. E' questa a mettere di fronte a se stessi tutti gli altri protago-nisti, a trasformarli intimamente nei limiti in cui sono capaci di trasformarsi (lo stesso Assuero dal « cuore condizionato», com'è umano nella sua vergogna: « Prese la mano della moglie che non si poteva ricordare ~i quella notte e mutamente, solo solo, a quella mano inerte ch,iese perdono»), a dare proporzioni drammatiche - come solo la presenza della morte sa fare - alle loro singole storie. Non senza tuttavia che dal giuoco dei rapporti tra i cinque protagonisti (Rita Rigo, il marito Assuero, i figli Maria e Beppe, e Chele, la segreta amante di Beppe), scaturisca un'altra più dolente verità, l'egoismo sostanziale e l'incomunicabilità tra le coscienze, ciascuna chiusa nella sua angustia, ciascuna incapace di salire a solidale consapevolezza del dolore degli altri se non nel corale delle ultime pagine, dov'è a un tratto appunto la presenza catartica della morte a far intuire a ciascuno, nello smarrimento proprio, quello altrui. Non vorremmo tuttavia a questo punto rischiare un'interpretazione eccessiva o unilaterale del libro. « Una vampata» resta pur sempre, e lo si è detto, un libro del Sud. Se il senso della morte ne è il motivo dominante e sostanziale, c'è poi un elemento che lo ayvicina oltre ogni dire proprio all'opera prima della tradizione narrativa meridionale. Chi ripensi a « I Malavoglia» e li confronti per un attimo a « Una vampata di rossore», s'avvedrà di certe innegabili analogie. Come lì la morte di Bastianazzo e la perdita della barca, è qui il venir meno dei proventi del lavoro di Rita all'origine di tutto un dramma familiare. Qui come lì, con tutte le differenze che si vorranno porre, è il Sud colla sua atavica miseria e il suo particolarissimo senso della dignità (il senso della dignità di Padron 'Ntoni, l'orgoglio senza dubbio più plebeo di Assuero) alle radici della storia. E torna in mente, a questo proposito, il saggio di Rea su Le due Napoli, dove la miseria e l'interesse, l'interesse che nasce dalla paura della miseria, sono, per lui le componenti del nostro Sud. Ma le analogie del suo romanzo con cc I Malavoglia» s'arrestano poi li. E, se [68] I Biblioteca Gino Bianco
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