Nord e Sud - anno VI - n. 59 - ottobre 1959

go c'è, anche quello di 9-10 milionj di profughi, e dura da parecchi anni. Carlo Levi ha voluto essere appunto di quelli che nelle birrerie jncontrano soltanto tipi esemplari del sottoproletariato di Brecht; e che negli alberghi della stes- . ' . . sa c1tta non possono non incontrare 1 grassi capitalisti con jl sigaro. Gli uni e gli altri dovrebbero « assurgere ad emblema >> e consentire l'animazione di uno di quei « grandj affreschi ideologici >> di cui diceva Paolo Milano; ma sono d'altra parte « emblemi >> già largamente sfruttati, luoghi comunj, anzi, logo_remetafore, appunto, più che «emblemi)). E perciò, quando seguiamo Carlo Levi nelle birrerie di Monaco e all'albergo delle Quattro Stagioni, non ci sembra di essere condottì da lui a contemplare un « grande affresco ideologico >), ma semplicemente di andare a sfogliare un vecchio album del qualunquismo di sinistra: che è poi il vizio politico che ha sempre offuscato, ora più ora meno; le grandi capacità artistiche di Carlo Levi. Ora più ora meno, abbiamo dett0i; e aggiungiamo subito che non c'è più traccia rilevante di esso, del qualunquismo di sinistra, quando dalla prima si passa alla seconda tappa del viaggio di Carlo Levi in Germania: la Svevia. Qui veramente - al ponte sul Danubio, davanti alla cattedrale di Ulm, a Schwabische Hall davanti ai quadrj votivi del Cinquecento - c'è il « grande affresco ideologico >>, c'è il migliore Carlo Levi, l'artista delle più prestigiose descrizioni e delle più suggestive evocazioni. E fra le prime, le descrizioni, si devono poi includere sia quelle dei panorami « coltj dall'alto nella loro celeste luce))' durante jl viaggio aereo da Stoccarda a Berlino, sia quelle di certi paesaggi urbani, « grigi di una loro geometrica perdizione>). E' fra le seconde, le evocazioni, si devono considerare bellissime, sia quella, stupendamente armoniosa, degli uomini, degli ideali, delle vicende che animarono il « tempo preistorico di Parigi fra le due guerre )) (è una evocazione suscitata dalla bella e franca figura di Rainer, e che a lui si accomp•agna, come una sorta di wagneriano leitmotiv), sia quella « nel vento che fischia e soffia gelido >> sulla piazza di Ulm, del medioevo tedesco e delle « lunghissime, quasi impensabili strade » che sj dipartono dalla « grande industria medioevale>> delle cattedrali lanciate verso il cielo, ·quando « nessun Rinascimento ha riportato le cose alla terra e al peso, e all'armonia dei sensi >): di qui, infatti, « non soltanto gli elementi fondamentali dell'architettura e dell'arte moderna, ma, conseguenze indirette e tuttavia necessarie, la Riforma, la rjvoluzione industriale, il trionfo della tecnica, la rottura dell' atomo, la fuga nell'universo ». Ma il viaggio di Levi continua verso una terza tappa, Berlino; e, appena giunto a Berlino Ovest, Levi ritorna a essere il qualunquista di sinistra che era a Monaco; in un modo diverso, però," perchè non è più questione di una birreria, ma di Berlino Est, e non è più questione del1' Albergo delle Quattro Stagioni, ma di Berlino Ovest; e mentre si avverte abbastanza chiaramente che le simpatie populistiche di Levi sono per la Berlino « operaia >> contro la Berlino « capitalistica », per la Berlino del « Weinachstmarkt >>dove scorre il « fiume allegro della gente », contro la Berlino dell'albergo Hilton, dove la cena è « assai modesta per quello sfarz6 >>, per la Berlino dei sovietici conI [120] Biblioteca Gino Bianco

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