aÌtri in cui si esaminano le più genuine manifestazioni poetiche dei nostro popolo, il Cocchiara ci offre un quadro assai seducente di tutto lo sforzo di ripensamento critico, di intuizioni e risoluzioni n1etodologiche, di sistemazione e classificazione delle fonti, operato in varia misura e in diversi periodi da quei settori della nostra cultura più sensibili alle manifestazioni della vita popolare, alle sue tradizioni, alla presenza di una storia che non sia quella di « un ammasso di figure pittoresche che incarnano un dolciastro colore locale, bensì la proiezione di un ceto che non può più rimanere ai margini della nostra civiltà, perchè fa parte ed è parte di essa». E in questa prospettiva, che pur presenta i suoi pericoli (specialmente se portata agli estrerni romantico-populistici di certa letteratura del secolo scorso), il Cocchiara sa muoversi con grande cautela, quasi sempre eludendo le insidie di una schematizzazione fondata su criteri aprioristici e astratti. Difetto che può riscontrarsi soprattutto (e forse soltanto) nei primi quattro capitoli, dedicati a ricercare le testimonianze di un « gusto del popolare» nelle opere della nostra letteratura, iniziando dai Siciliani, attraverso tutto il Trecento, l' « umanità dell'umanesimo volgare», sino all'accentuazione dell'elemento popolare che caratterizzerebbe tutta la novellistica del Seicento. Limite, questo a cui si accennava, ch'è dato proprio dall'accogliere la qualifica di « popolare» in un'accezione che se è tanto lata da coniprendere fin « ~a l\,fandragola » del l\tlachiavelli, giunge all'estremo opposto di escludere l'opera di G. B. Basile; il che in definitiva dimostra (e non mancherebbero altri esempi) che l'unico giudizio possibile finisce per risolversi in una valutazione estetica, in un rjconoscimento o n1eno della validità poetica dell'opera. Quando ci si chiede quale fu il ruolo svolto dal «popolare», se esso abbia contribuito a dar nuova linfa alla nostra letteratura, determinando la produzione di opere autentiche e nelle quali codesto <<popolare>> non si manifestò in forme puramente esteriori, non si fa altro che riproporre sotto diversa terminologia un giudizio estetico su quelle opere nelle quali la vocazione, l'ispirazione popolare resta soltanto appannaggio estrinseco, falsificazione e, in una parola, non poesia. Comunque, a parte queste considerazioni, che come dicevamo valgono soprattutto per i primi capitoli, i meno impegnativi nell'econon1ia generale del libro, questo può ben dirsi il primo efficace tentativo di esporre sistematicamente una materia così vasta e molteplice, non di rado difficilmente identificabile, specie per tutto quanto riguarda il primo periodo dtgli studi folkloristici in Italia, quando la ricerca delle tradizioni popolari neanche conosceva i limiti del suo oggetto. E qui il discorso dell'A., uscendo da quella sorta di opinabilità insita nel fatto stesso di voler determinare la presenza di un « gusto >>popolare nelle nostre lettere, assume un tono rigorosamente critico; cosi le pagine dedicate al Muratori o le considerazioni sul ruolo che alle « tradizioni volgari >>viene riconosciuto dal Vico, la cui figura - come osserva il Cocchiara - assume un significativo decisivo nella storiografia del folklore e nelle sue prime posizioni metodologiche. La successi va fase di sviluppo in clima romantico e sotto la spinta dello spirito nazionale e delle sollecitazioni unitarie, l'archeologia, la psicologia e le altre scienze positive a servizio degli usi e dei costumi popolari, le prime istanze di una rigorosa metodologia e gli equivoci della scienza positivista, le nuove prospettive che assume lo studio del folklore nell'esperienza delle poetiche veriste e decadentistiche, sono i tanti diversi momenti di una ricostruzione storica che lungi dall'esaurirsi nella descrizione monocorde della storiografia del folklore, è sempre preoccupata di creare una sorta di effetto contrappuntistico, richiamando di volta in volta il clima spirituale che oltre a formare il sostrato della disciplina ne offre la giustificazione e comprensibilità storica. [A. M.] [126] Bibliotecaginobianco · ..
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