Nord e Sud - anno VI - n. 58 - settembre 1959

CRONACALIBRARIA Popolo e letteratura in Italia. Con questo titolo ha visto recentemente la luce un nuovo, interessante volume del Cocchiara, di uno studioso cioè tra i più autorevoli di quelli che in ltalia si interessano alla storia delle tradizioni popolari e del folklore (GIUSEPPE CoccHIARA, Popolo e letteratura in Italia., Edizioni Scientifiche Einaudi r-ibblicate da Paolo Boringhieri, Torino, 1959). Se quest'opera da un lato può considerarsi uno sviluppo e una puntualizzazione di quella Storia del folklore in Europa pubblicata anni fa dell'A. nella stessa collana; se in queste pagine possiamo scorgere uno sforzo di ricostruzione critica della storiografia del Folklore italiano nel quadro più ampio ch'è quello della storia delle tradizioni popolari in Europa, l'attenzione del lettore è tuttavia richiamata anche su di un altro diyerso aspetto, e cioè sui rapporti tra la cultura cosiddetta :« dotta » e quelle manifestazioni culturali che sogliono invece definirsi « popolari >>; insomma uno studio sistematico sulle influenze reciproche, gli scambi e i ricambi che sempre si ebbero tra i due settori, a torto considerati impermeabili: il primo per una sua incoercibile vocazione aulica, il secondo per un legame assolutamente estraneo ad ogni altra sollecitazione che non fosse quella di un mitico e remotissimo Volksgeist., il mito del popolo creatore, l'idoleggiamento fanatico di una cultura esclusivamente popolare. E' in questa prospettiva che le ricerche del Cocchiara intendono indicare la misura ed i limiti entro i quali nella nostra letteratura, il folklore ha contribuito alla formazione o al rinnovamento di una tematica e di un gusto. E la ricerca si estende dalle prime manifestazioni della Scuola poetica siciliana sino alle opere di Verga, di Pascoli, della Deledda o dello stesso D'Annunzio; e neanche son trascurati i « minori ' o almeno quelli che, considerati tali sulla scorta di un giudizio puramente estetico, assumono invece assai maggiore rilievo ove vengano esaminati come testimonianze per l'assunto che il Cocchiara si propone di dimostrare. Reagendo a quei preconcetti ormai invalsi sin da quando il severo giudizio del Wolff, del Villemory e del nostro Carlo Tenca richiamò la attenzione dei folkloristi europei, confermandoli nell'opinione che la cultura italiana ignorasse o spregiasse del tutto la problematica che essi venivano sviluppando da assai lungo tempo, il nostro A. ne dimostra l'inconsistenza, ricordando come questo atteggiamento, divenuto luogo comune, abbia addirittura portato a negare l'esistenza stessa di una poesia popolare italiana (e si veda in questo senso il giudizio di Xavier Murmier nella Revue des Deux Mondes del 1936). Con l'alternare capitoli dedicati alla storiografia del Folklore italiano (lontani precursori, origini e fase evolutiva) ad (125] Bibliotecaginobianco

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