menti operativi validi, sentiti e produttivi, non nel solo ristretto significato eco- . nom1co. È certo, per esempio, che se da una parte l'opinione pubblica ha mostrato di appassionarsi dei problemi urbanistici in quella accezione limitata finora accennata, questo modo di affrontare tali problemi non è sufficiente a fornire una visione complessiva della necessità e del valore della pianificazione urbanistica; pregiudizi antichi e del resto sentimentalmente assai efficaci ostano a che il termine stesso di « pianificazione )> non venga scambiato per quello che non è, e cioè per uno strumento di politica decisamen te « socialista >), cui si possa se~ pre contrapporre una sorta di garibaldino liberalismo o pseudo liberalismo come valida alternativa. Cose ovvie, queste, ma non all'opinione pubblica, sulla quale certi pregiudizi hanno fortissima presa, come dimostra ad esempio l'atteggiamento assunto da una gran parte degli amministratori comunali richiesti dall' Amministrazione pubblica, nel lontano 1954, di dar corso alla progettazione dei nuovi Piani Regolatori jn esecuzione dell'art. 8 della legge urbanistica 17 agosto 1942. Essi, come fu rilevato da una inchiesta promossa dall'Istituto Nazionale di urbanistica in occasione del suo VI congresso, si dichiararono per buona parte contrari ai Piani. Nel s110 recente libro (« L'urbanistica e l'avvenire della città )), Laterza, Bari, '59), Giuseppe Samonà fornisce in merito i seguenti dati: « il decreto-legge è del marzo 1954, l'inchiesta nei comuni delle varie regioni fu fatta nell'agosto dello stesso anno, e in quasi tutte le regioni una percentuale qualche volta notevole dei comuni non ha neppure risposto alla domanda se fossero favorevoli alla formazione del piano regolatore; mentre una ben più notevole percentuale rispondeva negativamente. Per esempio, nelle provincie di Roma e di Frosinone ben 100 comuni, sui 193 delle due provincie, dichiaravano di non avere alcuna intenzione di formare il piano : in Liguria, questa dichiarazione negativa fu fatta dal 67~la dei comuni; in Lombardia, il 50% circa dei comuni della provincia di Milano e il 45 % di quelli della provincia di Bergamo non risposero alle domande dell'inchiesta, rivelando il loro disinteresse per ogni problema di pianificazione; anche in Emilia, i "'omuni si mostrarono poco interessanti alla formazione dei piani, e solo il 50% di essi rispose alle domande rivolte dall'indagine; mentre in Sicilia, il relatore Arturo Casella dichiarava che « una notevole aliquota di comuni sforniti di piano (e tra questi qualcuno di rilevante importanza) ha espresso l'intenzione di non provvedere in alcun modo alla redazione del piano >>... (pag. 258). È indubbio che all'origine di questa n1ass1cc1a dimostrazione astension1st1ca non fu la cosciente volontà di far naufragare un tipo di politica, realisticamente considerata in tutti i suoi aspetti, positivi e negati vi, bensì solo il velleitarismo pseudoliberista di cui s'è detto sopra. Ora, a sfatare questo pregiudizio non è sufficiente, e lo si comprende facilmente, parlare nei termini storico-culturali limitati al solo problema della conservazione dei centri antichi. Nè le discussioni di molti teorici dell'urbanistica sono state fin oggi capaci di polarizzare l'opinione pubblica, per l'astrattezza dogmatica, ad es., di certe note impostazioni di origine socioBibliotecaginobianco [120] .
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