dedicandosi ad avventure nucleari o fantascientifiche, l'America 1935 lo segue a fatica, col sopraffiato; sono questi i momenti in cui il leader dei cartoons disneyani può sembrare davvero l'ospite di un'epoca che non è più la sua. La vera scoperta del dopoguerra, tra i personaggi disneyani, è Paperino. Egli è assurto a protagonista da che era una figura di contorno, uno dei componenti più negletti della banda; la sua comparsa in azione aveva coinciso, per anni, con l'accentuarsi di motivi parodistici, di situazioni idiote e patetiche. Mickey Mouse era stato, per Disney, la catapulta del successo, il personaggio a senso unico, l'eroe fiducioso e irresistibile; Donald Duck è Topolino visto in negativo, il limite umano elevato a potenza, l'insicurezza, la goffagine, l'insofferenza, l'animosità, l'inconscia e fatale cattiveria di ogni giorno e di tutti. Topolino guardava dritto davanti a sè, trasportato dall'orgoglio metafisico di stare compiendo una «missione >>; Paperino resta strettamente legato al suolo, sul quale trova sempre una buccia di banana che gli fa sbattere il naso. Mickey era il mito costruito su misura per alimentare i sogni dell'americano medio; Donald è l' americano medio, che, nel tentativo di adeguarsi all'immagine di se stesso coltivata nei sogni, diventa più ridicolo e più umano. Una delle frasi tipiche del Paperino anteguerra era: « Io vorrei sapere perchè Topolino fa sempre le cose bene »; ma quando si accingeva ad imitarlo, la fantasia di Disney si sbizzarriva nella ricerca di t1na situazione nella quale l'insuccesso risultasse con evidenza paralizzante, definitiva, crudele, perfino. Soltanto a Donald Duck può capitare, nel ricoprire le mura della sua stanza .da letto di un parato a fiorami, di finire incollato, in maniera inestricabile, tra la carta e la parete. Le note costanti della sua vita intima sono - spinte al parossismo della comicità - le stesse di milioni di uomini che vivono nel mondo mo- . ~ derno, nella società industriale: la frustrazione e l'iracondia. La sua inettitudine non è, come quella di Pippo, un placido, compiaciuto sonno dell'intelligenza; è, continuamente, una rivolta e una sconfitta. A chi lo guardi dal di fuori, Paperino può presentare, rispetto all'anteguerra, i segni di una trasformazione analoga a quella subita da Topolino. La sua fisionomia bestiale si è «umanizzata>>, certi tratti più apertamente ridicoli della sua mise sono stati eliminati: il becco, sempre proteso in uno stupore cosmico, ha assunto proporzioni più discrete, la fedeltà all'uniforme da Bibliotecaginobianco [58]
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