Nord e Sud - anno VI - n. 56 - luglio 1959

l'alleanza parlamentare con le destre. E' evidente infatti, che il coinpito dell' on. Fanfani e dei suoi amici politici, impegnati nella battaglia precongressuale, si fa ora più difficile; e si profila come tutt'altro che improbabile l'eventualità che la D.C. trovi comodo restare dov'è ora, e si acconci all'idea di giocare, quanto prima, la carta della maggioranza assoluta, soprattutto ora che ha sperimentato che si possono ancora guadagnare voti a destra. Vi sono interessi formidabili, economici e ideologici, che potrebbero spingerla in questo senso, interessi che non vanno sottovalutati; senza contare infine che la Democrazia cristiana non può assorbire voti a destra senza subirne modificazioni e alterazioni di ordine politico e psicologico. Il secondo punto, il secondo errore di valutazione di certi nostri amici della sinistra democratica, cui accennavamo più sopra, riguarda la politica e le possibilità del P.S.I. Come non abbiamo mai creduto che il Partito socialista potesse da solo coprire lo spazio di una vera sinistra democratica, così non siamo convinti che la politica da esso svolta dal Congresso di Napoli in poi abbia contribuito concretamente e realisticamente a far avanzare la situazione italiana. Anzi, giacchè il pericolo del congelamento della situazione attuale è più presente che mai, la responsabilità di quel che è accaduto e di quel che sta accadendo spetta in gran parte al P.S.I., al fatto che gli autonomisti continuano a pagare un tributo altissimo ai miti del classismo e alla demagogia socialista, al mito dell'unità della classe operaia e all'altro dell'unità del partito. Non basta invero riportare, ogni tanto, qualche parziale successo elettorale, o assorbire qualche frangia socialdemocratica, del resto poco gradita a metà del partito, per dimostrare di avere aperto una prospettiva politica. Più delle parole e delle intenzioni, più delle abilità dialettiche e delle formule brillanti, sono i fatti, i concreti atteggiamenti assunti volta per volta nel concreto operare politico a testimoniare della validità di una posizione e della strategia di un partito. Le attuali sfere dirigenti del P.S.I., dopo Napoli, hanno spesso autorizzato a credere che non bisogna interpretare alla lettera la loro formula dell' « alternativa >>, e che essi, in fondo, perseguono una politica di « apertura a lungo termine >>; bisogna quindi far loro credito al di là di ogni esperienza e di ogni passato frontista. Intanto però il partito rifiuta a Ravenna la proposta repubblicana di uno schieramento di sinistra laica e socialista, perchè trova più comodo allearsi con i comunisti; pone a Bari, dove si vota per le comunali, condizioni assurde a repubblicani e radicali che accetterebbero di en- [15] Bibliotecaginobianco

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