Nord e Sud - anno VI - n. 55 - giugno 1959

fista e di giocoliere. Sono in gioco, quando si parla da un'autorevole tribuna qual'è quella del quotidiano lo1nbardo, non solo la serietà dell'articolista, ma anche la tradizio11e di un giornale che si è mantenuto sempre ad un certo livello di dignità europea, che non ha mai confuso la sua voce con quella servile e provinciale di un Giornale d'Italia, o di un Globo, che ha cercato per lo più di tenere relativamente conto del rispetto che si deve alla intelligenza dei lettori. Il direttore del Corriere è giu11to perfirio a presentarci l'attività della Federazione bonomiana come una « lezione di liberalismo», in contrapposizione col nefasto << statalismo >> degli Enti di Riforma agraria. E' incredibile clie si debbano leggere affermazioni del genere sul nostro massimo quotidiano nazionale, dopo averle lette per anni sugli organi provinciali della destra agraria come il Giornale d'Italia. Oggi - e il recente dibattito al Senato sul bilancio del Ministero delle Partecipazioni Statali l'ha ampiamente dimostrato - non si tratta di discutere in astratto sulla superiorità tlell'industria privata o dell'industria di Stato. Si tratta di stabilire in co1icreto, nelle leggi e nei regolamenti, nei programmi e negli indirizzi di governo, qual'è il ruolo che spetta ai due settori dell'economia italiana, quali sono i limiti dell'intervento pubblico e soprattutto quale funzione ciascuno dei due settori può avere in una politica di sviluppo che voglia affrontare il problema della disoccupazione e quello delle aree depresse del Mezzogiorno e delle Isole. A ciascuno il suo mestiere, scrive Missiroli. Infatti, che vale domandarsi: << come si dimostra che lo Stato possa far meglio dei privati nei settori definiti propulsivi?>>. Oggi tra i compiti di un governo e dello Stato c'è anche quello di sopperire alle deficienze dell'iniziativa privata, e di agire là dove questa è fallita, o non trova la convenie11za ad impegnarsi. Forse che l'IRI è nato da una precisa e chiara volontà statalistica? La domanda è oziosa per chi è appena inf armato delle cose d'Italia degli ultimi cinquant'anni. Ma non è inutile quando il direttore del Corriere sembra dimenticarsi delle vicende che costrinsero lo Stato a diventare imprenditore. La verità è che, polemica sui principz a parte, la campagna della destra economica contro lo « Stato imprenditore» ha raggiunto nelle ultime settimane toni di una violenza inusitata. Non staremo qui a ripetere qttanto essa sia speciosa e quali i1isidie 1ia·sconda;nè ricorderemo che mai nessun governo in Italia, di fro1ite alle pressioni della destra economica, è stato [4] Bibliotecaginobianco ..

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