Nord e Sud - anno VI - n. 55 - giugno 1959

carsi in zone impervie, ten,dono oggi a dislocarsi nella pianura, dove passano le linee ferroviarie e le strade di grande traffico, dove c'è t1na stazione o sta per sorgere un motel) si presentano nel nostro Mezzogiorno come qt1estioni di radicale mutamento della realtà assai più che -di una sua evoluzione: questione di morte per un paese, ad esempio, se qu.esto paese non ha più oggi una ragion d'essere, e di nascita .di un altro insediamento. E' bene non ignorare la totale preminenza dei fattori primari, in materia: vi sono casi in cui non c'è preesistenza, per quanto significativa, che possa perpetuare la vita di un nucleo già morto di fatto, anche se non ancora registrato -come tale. Galdo e Celso nel Cil.ento, per esempio, e innumerevoli altri casi che qui non si citano, sono comunità estremamente ristrette, contratte in un progressivo e crescente invecchiamento, che non trovano più alcuna ragione di vita. In compenso, però, nella !on-- tana piana del Sele, fino a ieri flagellata dalla malaria, e abitata solo dai bufali, stanno fiorendo o rifìorendo nuov.e, vitali comunità contadine e cittadine (si pensi, fra tutte, alla brutta, ma quanto mai vitale, Battipaglia); e dall'altro lato -della pianura cilentana, fermenti di una nuova vita vanno manifestandosi nei nuclei che fanno corona al golfo di Policastro, dove sono sorti opifici, alberghi, tendopoli, dove la pace virgiliana dei retori nostrani -è ora finalmente turbata ,da voci che parlano lingue diverse e che recano non solo qualche beneficio, ma anche una funzione alle popolazioni locali. Paesi che muoiono, dunque, e paesi che nascono, o rinascono: ma è evidente che questi sono casi-limite. Fra gli uni e gli altri vale tutta una gamma di situazioni intermedie, caratterizzate da un variabile indice di modificazione: paesi che cambiano, cioè, paesi dove i problemi delle preesistenze ambientali assumono di volta in volta aspetti particolarissimi, ora prevalendo l'esigenza conservativa, ora giustificandosi invece quella di sostituzione, entrambe dettate da quella logica dei movimenti mjgratori di cui si è fin qui discusso. Sono infatti tali movimenti che costituiscono l'indicazione più esplicita del grado di potenziale vitalità o del grado di deca-- denza delle singole realtà urbanistiche; e non sempre soltanto in base al complessivo saldo migratorio, attivo o passivo, che denunciano. In effetti, la valutazione approfondita dei fenomeni di spostamento e di gravitazione regionale delle forze di lavoro, non solo propone di per sè tutta una serie di problemi «autonomi», di •cuil'urbanista intelligente non può cht t½,n~ [106] Bibl iotecag inobianco.

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