Ma tutto ciò equivale a dire che quella stessa giustificazione teorica, che dovrebbe essere il fondamento della possibilità del dialogo e quindi restare sempre immune dalla discussione per non fare crollare quella possibilità, è invece immediatamente coinvolta nel dialogo stesso. La base dell'essére tolleranti non è, con ciò, nè nell'essere cristiani nè nell'essere musulmani, per quanto importante l'adesione a tali credenze religiose possa essere per ciascuno di coloro che con quelle giustificazioni si dichiarano, e sono, tolleranti. La riprova di questo è nelle proteste, che in genere si suscitano tutte le volte che si definisce la civiltà liberale con una qualificazione geografica, o storico-religiosa. Così, p. es., quando la si designa come « civiltà occidentale>>,si provoca il malumore non soltanto dei giapponesi o degli indonesiani, ma anche di fedeli seguaci della British way of life, quali gli australiani o i neozelandesi. Forse che non si può essere liberali e tolleranti se non a un piccolo grado di longitudine del meridiano di Greenwich? Vien voglia di dire, allora, che ciascuno è occidentale rispetto a quelli che ha ad Oriente, ed orientale rispetto. a quelli che ha ad Occidente. Analogamente, quando si designa la civiltà liberale come « civiltà cristiana » si urtano tutti coloro che appartengono ad altre religioni, e che non è detto non possano essere altrettanto liberali. In ogni caso, lo spirito del liberalismo consiste proprio nell'ammetterne la possibilità, e non nell'escluderla fin da principio con un aggettivo qualificativo, il quale, o non significa nulla di preciso, o deve per forza implicare che non si possa essere liberali e tolleranti se non a condizione di essersi previamente convertiti al cristianesimo. Nel caso specifico, una simile pretesa ideologica è tanto più strana in quanto il supremo maestro dello spirito liberale, come spirito del dialogo, è stato So- . crate, e la più splendida descrizione di quel tipo di civiltà s'incontra nel discorso di Pericle in Tucidide: tutti personaggi vissuti alquanti secoli prima degli inizii del cristianesimo. Ma questo, che vale per la giustificazione dello spinto di tolleranza mercè riferimento al cristianesimo, vale egualmente per qualsiasi altra giustificazione religiosa o filosofica, che si pretenda di darne. Si può dire, infatti, che per essere liberali e tolleranti è necessario essere religiosi e non irreligiosi, oppure teisti e non atei, oppure spiritualisti e non materialisti, oppure idealisti e non positivisti, oppure personalisti e non esistenzialisti, ecc. (potremmo continuare per un pezzo, con simili enumerazioni). Ma sta [22] Bibliotecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==