, Abbiamo accennato alla funzione di ponte di passaggio che queste zone assolvono tra la vasta regione montana interna e la fascia litoranea degli Abruzzi. L·e alte percentuali relative agli iscritti e ai cancellati confermano - ci sem.bra·- in 11otevolemisura la pertinenza di tale accenno: ma, in verità, assai più per il tratto teramano-pescarese che per quello chietino. È opportuno, quindi, guardare alle prime quattro zone da noi raccolte nella presente circoscrizione come a zone aventi una particolare importanza nono-- stante il forte passivo cui dà luogo (tranne cl1e per Teramo) il loro movimento migratorio; come a zone cioè vivaci ed operose nelle quali si svolge un intenso processo di smistamento delle eccedenze demografiche regionali che all'interno della regione muovono dal~e montagne verso il 1nare, e nell() stesso tempo ed in misura assai maggiore muovono da tutta la regione verso altre zone italiane o estere. E ciò avviene in misura maggiore nelle zone teramano-pescaresi anzichè in quelle chietine evidentemente perchè più vivo, più vitale e più operoso e il litorale teramano-pescarese cl1e non quello chietino. (Si veda· a questo proposito nel paragrafo precedente la forte differenza che corre tra il comportamento delle zone litoranee chietine e di quello delle zo11e litoranee pscarsi e teramane). Un altro dato importante da richiamare, per una appropriata valutazione del comportamento delle zone collinari abruzzesi, è il fatto che in tutte le provi11cie di questa regione l'incremento naturale è non di poco inferiore a quello che si ha in tutte le altre provincie meridionali. Per tale ragione, infatti, il deficit migratorio delle zone abruzzesi assume un significato molto più rilevante di quello che si ha in altre zone del Meridio11e, a11che quando si es-prime in eguali termini percentuali rispetto alla popolazio11e delle singole zone al momento del censime11to 1951. E quale sia tale deficit nelle zone di cui ci stiamo adesso interessando basti a mostrare la circostanza che dei 91 comuni compresi in esse soltanto sei (Bomba, Chieti, S. Giovanni Teatino, Scafa, Torre dei P·asseri, Teramo) fanno registrare una eccedenza di iscritti sui cancellati e che di questi sei due (Chieti e Teramo) sono capoluoghi di provincia. Per quanto riguarda Chieti, infine, si teng~ presente che essa - nonostante il suo movimento demografico-migratorio sia quello <<normale>> dti capoluogl1i di provincia meridionali (n. 40534 ab. nel 1951 e 43841 nel 1957 con un incremento dell'8,15%; 8473 iscritti e 7603 cancellati, rispettivamen- [66] Biblioteca Gino Bianco
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